
DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA…
Tonia Mastrobuoni per “la Stampa”
Ha incontrato James Foley e Steven Sotloff, i giornalisti americani barbaricamente decapitati l’estate scorsa nel deserto siriano. E ha anche incrociato il loro boia, il britannico di origine kuwaitiana Jihadi John, la macabra star dei mozzateste islamici su cui pende una taglia da dieci milioni di dollari del governo americano. Nel suo anno di prigionia nelle carceri siriane di Isis, un ragazzo tedesco di ventisette anni ha visto miriadi di volte come i fondamentalisti islamici torturano le loro vittime straniere, ha persino assistito da vicino a una fucilazione.
Quando è riuscito finalmente a liberarsi, a giugno dello scorso anno, in circostanze ancora da chiarire, è tornato in Germania e ora sta raccontando tutto quello che ha vissuto ai magistrati tedeschi. Pare abbia una memoria prodigiosa, e alcuni media stanno cominciando a rivelare i dettagli degli interrogatori. La prima notizia clamorosa è che tra gli aguzzini e i boia dei detenuti inglesi, americani e giapponesi, sembra ci siano anche jihadisti tedeschi.
Dai racconti del testimone d’eccezione dell’inferno delle carceri del califfato emergono dettagli atroci. Come a Guantanamo, il carcere di massima sicurezza americano travolto dallo scandalo delle torture sui detenuti islamici, i prigionieri di Isis sono costretti, anche dai loro aguzzini tedeschi, a indossare tute arancioni.
Il grottesco contrappasso speculare dei fondamentalisti prevede anche gli stessi tipi di torture degli americani, a cominciare dal famoso waterboarding, che consiste nel rovesciare enormi quantità d’acqua sul viso dei carcerati supini fino a indurgli un senso di soffocamento. Uno dei prigionieri è stato seviziato talmente a lungo e in modo così pesante da essere impazzito.
DODICI MESI DI DETENZIONE
Il testimone tedesco, che nei quasi dodici mesi di detenzione ha cambiato più volte prigione, passando anche per Aleppo, e che sostiene di essere stato picchiato e preso a calci spesso, ha rivelato che uno degli aguzzini più crudeli era Philip Bergner, che prima di scappare in Siria nel 2013 vendeva pizze a domicilio in una cittadina della Ruhr, l’ex polmone industriale della Germania. Da lì, da Dinslaken, ne sono scappati negli anni scorsi una mezza dozzina per unirsi agli islamisti in Iraq e in Siria. Bergner era uno dei più esaltati, tanto che secondo alcune testimonianze sarebbe morto, nel frattempo, in un attentato suicida vicino a Mosul.
«TI SGOZZERÒ COSÌ»
Ma i torturatori islamici sembra utilizzino anche forme di terrorismo psicologico: eseguono finte esecuzioni con pistole scariche, a volte preparano le loro vittime alla decapitazione descrivendo loro per filo e per segno come li ammazzeranno.
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