DAGOREPORT - MARIA ROSARIA BOCCIA COLPISCE ANCORA: L'EX AMANTE DI SANGIULIANO INFIERISCE SU "GENNY…
Estratto dell'articolo Titti Beneduce per il “Corriere della Sera”
Fin dall’infanzia si è sentita una donna. Da qualche settimana lo è anche per l’anagrafe: non più Emanuele ma Emanuela, anche se non ha fatto né farà un intervento chirurgico per cambiare sesso né ha seguito una terapia ormonale.
A 53 anni, dopo 20 di battaglie, processi, sofferenze e umiliazioni, il tribunale di Trapani, la sua città, le ha infatti riconosciuto il diritto di cambiare nome e identità di genere all’anagrafe. […] La novità è nella terapia ormonale: avendo deciso di non seguirla, Emanuela è una donna pur conservando l’aspetto mascolino.
[…]Come mai la decisione di non sottoporsi a terapie né interventi? Le sentiva come una violenza?
«Credo che questa debba essere una libera scelta. In tante la fanno, io non ho voluto: mi sono sempre sentita una donna e non do importanza al mio aspetto e a quello che pensano gli altri. Non devo dimostrare nulla. Del resto ci sono persone che grazie alle terapie ormonali diventano donne bellissime, ma che alcuni continuano a considerare uomini».
[…]
EMANUELA CON IL SUO AVVOCATO MARCELLO MIONE
Nella vita di tutti i giorni ha difficoltà, percepisce intolleranza?
«I pregiudizi ci sono sempre, ma non ho mai avuto grandi problemi. Sarà anche grazie al mio carattere gioviale, ho rapporti ottimi con tutti».
[…] Un problema pratico: quando è al ristorante e deve andare in bagno che fa?
«Vado in quello degli uomini: la carta di identità non è stata aggiornata e dunque il cambio di genere non risulta ancora, per cui se andassi nel bagno delle donne e qualcuno avesse da obiettare non potrei ribattere».
EMANUELA CON IL SUO AVVOCATO MARCELLO MIONE
Un disagio che presto scomparirà, ma intanto...
«Le racconto un episodio emblematico. Un po’ di tempo fa mi sono fratturata un dito e sono stata ricoverata in ospedale. Ero in un reparto maschile, ancora stordita dall’anestesia e dunque non potevo andare in bagno per fare pipì.
Ma proprio non riuscivo a farla davanti agli altri pazienti: mi sono sentita umiliata, frustrata. Quando ho detto agli infermieri che sono transgender si sono messi a ridere, nemmeno sapevano il significato della parola. Per fortuna un dottore mi ha confortato, ha detto: siamo ancora un Paese incivile».
L’avvocato Mione, che ha accettato il difficile incarico di assistere Emanuela, ha ricevuto i complimenti di molti colleghi, alcuni dei quali gli hanno confessato che al suo posto non lo avrebbero fatto. […]
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