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Alberto Busacca per “Libero quotidiano”
La tesi che la sinistra deve dimostrare è molto semplice: i fascisti odiano la natura. Di più: godono ad inquinare col solo scopo di distruggere il pianeta. Caduti in una crisi d'identità senza precedenti, infatti, i compagni, per non sparire, si stanno disperatamente aggrappando alla zattera ambientalista.
E cercano di accreditarsi come gli unici veramente e sinceramente ecologisti. Ve lo ricordate Enrico Letta in campagna elettorale? Lo ripeteva in continuazione: la sinistra è per le energie rinnovabili, mentre la destra per il «nero fossile». Già, i brutti e cattivi, oggi, non possono che essere nemici della natura. E quindi non può che essere nemico della natura il più brutto e cattivo di sempre: Benito Mussolini.
GUERRA COLONIALE
La natura del duce di marco armiero roberta biasillo wilko graf von hardenberg
Proprio al rapporto tra Benito e l'ambiente è dedicato un libro uscito recentemente, "La natura del duce. Una storia ambientale del fascismo" (Einaudi), scritto dagli storici Marco Armiero, Roberta Biasillo e Wilko Graf von Hardenberg, che hanno anche firmato un lungo articolo sul Domani. «Non ci interessa», spiegano, «capire quanti ettari di territorio fossero riservati a parco o quanti alberi siano stati piantati durante il regime, non crediamo affatto che il fascismo si disinteressasse alla natura. Ma l'alternativa al disinteresse non è come qualcuno sembra intendere una cura attenta della natura».
Insomma, non si può dire che i fascisti se ne fregassero dell'ambiente. Ma ovviamente non si può nemmeno farli passare per ecologisti. E così gli autori si sforzano di spiegare come quello di Mussolini e dei suoi fosse alla fine una specie di ambientalismo tossico. Con risultati, però, piuttosto grotteschi. La natura, nella visione fascista, non sarebbe altro che «un nemico da sconfiggere e uno spazio da conquistare».
La stessa bonifica, orgoglio dei nostalgici, «era in fin dei conti una guerra contro la palude e la malaria, una guerra coloniale interna per conquistare lo spazio vitale necessario all'espansione di una prolifica Italia fascista». Insomma, pare di capire che combattere contro la palude e la malaria sarebbe segno di scarso amore perla natura... Non solo.
I tre si scagliano anche contro l'autarchia, che significava «occupare ogni millimetro del suolo, del mare e del sottosuolo, era un'espansione in intensità e spesso in profondità, visto il ruolo cruciale della ricerca di minerali e combustibili, del controllo del regime sulla natura». E ancora: «Come i nemici in guerra, così la natura sembra nascondere i suoi tesori; tutti gli eserciti sanno bene che nei territori occupati la ricchezza non è mai in mostra. Bisogna perquisire, requisire, estorcere fino all'ultima goccia. Il tutto con una buona dose di violenza e, come è noto, la violenza era forse l'unica cosa che al fascismo non mancava».
GALLI DELLA LOGGIA
ernesto galli della loggia foto di bacco
Una tesi bizzarra, che ha fatto storcere il naso anche a Ernesto Galli della Loggia, uno non certo sospettabile di simpatie fasciste. L'articolo dei tre storici, ha scritto sul Corriere, «è mosso da un antifascismo radicale così intessuto di cerebralismo concettoso e di argomentazioni sofistiche da sfiorare il ridicolo. Spesso da oltrepassarlo». E poi: «Una sola domanda: ma come mai in quegli anni Roosevelt e Stalin facevano con la naturale stesse cose del duce? Erano fascisti anche loro?».
benito mussolini a torso nudoernesto galli della loggiaBENITO MUSSOLINI BENITO MUSSOLINI mussolini istituto luce
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