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Adriana Bazzi per www.corriere.it
«Perché a me? Perché mi sono ammalato di cancro se non ho mai fumato, se ho sempre condotto una vita sana, pratico un’attività fisica, non sono grasso e non ho nemmeno parenti che sono morti per questa malattia?». La risposta a questa domanda viene adesso da uno studio pubblicato su Science, firmato da due autorità nel campo: Bert Vogelstein, oncologo di fama internazionale, e Cristian Tomasetti, italiano laureatosi a Trieste, oncologo ed esperto di biostatistica: entrambi lavorano alla Johns Hopkins University di Baltimora, Stati Uniti.
I dati dello studio mostrano che almeno i due terzi delle mutazioni del Dna alla base del cancro non sono dovute all’influenza di fattori ambientali (come il fumo, per esempio) e nemmeno all’ereditarietà (quando cioè un gene di malattia viene trasmesso in famiglia), ma a errori di trascrizione del Dna che avvengono durante la moltiplicazione delle cellule.
MUTAZIONI CANCEROGENE
«Si sa che si devono evitare fattori ambientali, come il fumo di sigaretta, per ridurre il rischio di andare incontro a un tumore - ha commentato Tomasetti -. Invece non è così risaputo che, ogni volta che una cellula si moltiplica e replica il suo Dna, può commettere errori. E questi errori sono una potenziale fonte di mutazioni cancerogene». L’idea che il cancro dipenda da una sorta di “sfortuna” non è nuova: sempre Volgestein e Tomasetti avevano pubblicato nel 2015 un lavoro, sempre su Science, in cui già sostenevano come la maggior parte dei tumori fosse legata a mutazioni del Dna conseguenti agli errori che si generano durante la moltiplicazione cellulare.
Lo studio era stato a suo tempo criticato da alcuni ricercatori sia perché gli autori non avevano preso in considerazione alcuni fra i tumori più frequenti, come quello al seno, sia perché la ricerca rischiava di mettere in dubbio l’efficacia della prevenzione primaria.
NEOPLASIE DEL PANCREAS
Adesso, però, i due studiosi americani sono andati più in profondità nelle loro ricerche. Hanno preso in considerazione 32 diversi tipi di cancro, hanno analizzato i dati di 423 Registri di pazienti con neoplasie in 68 Paesi e hanno utilizzato un nuovo modello matematico per analizzare le loro sequenze genetiche. Ecco che cosa hanno dimostrato, per esempio, nel tumore al pancreas.
Una premessa: perché un cancro si sviluppi è necessaria la presenza di due mutazioni in determinati geni considerati “critici”. E arriviamo al pancreas: quando queste due mutazioni sono presenti nelle cellule neoplastiche, nel 77 per cento dei casi sono dovute a errori nella replicazione del Dna, nel 18 per cento a fattori ambientali, come il fumo, e nel 5 per cento all’ereditarietà. In altri tipi di tumore, come quelli della prostata, del cervello o dell’osso, più del 90 per cento delle mutazioni sono dovute a errori di copiatura del Dna.
POLMONI E FUMO
Il tumore al polmone, invece, presenta un quadro diverso: il 65 per cento di tutte le mutazioni sono attribuibili a fattori ambientali (principalmente il fumo) e il 35 per cento a errori di copiatura del Dna. Non si riconosce, invece, una familiarità in questo tipo di tumore. In definitiva, guardando ai 32 tipi di tumore studiati, i ricercatori stimano che il 66 per cento delle mutazioni osservate risultino da errori di copiatura del Dna, il 29 per cento agli stili di vita e all’ambiente e il rimanente 5 per cento all’ereditarietà. Queste percentuali renderebbero conto anche di due altre situazioni.
Del perché certi tumori siano più frequenti in organi dove la replicazione cellulare è più attiva: come l’intestino per esempio, a differenza del cervello dove le cellule praticamente non si riproducono. E del perché l’incidenza di tumori sia correlata all’età. È vero che con il passare degli anni aumenta l’eventuale esposizione a fattori ambientali cancerogeni, ma è altrettanto vero che, con l’età, le cellule dell’organismo continuano a moltiplicarsi e, quindi, vanno incontro alla possibilità di errori nella replicazione del Dna.
LA NUOVA PREVENZIONE
Quali sono allora le conseguenze di questo studio per quanto riguarda la prevenzione? Il primo punto è, nonostante tutto: non dimenticare la prevenzione primaria. E cioè eliminare tutti quei fattori ambientali che possono favorire il cancro. Il secondo punto risponde alla domanda: ma se il tumore arriva a prescindere? Ecco allora la necessità della diagnosi precoce. Siccome non si possono prevedere le mutazioni del Dna (almeno al momento), ecco l’importanza di sottoporsi , caso per caso, a tutti quei test in grado di individuare certe neoplasie al loro esordio.
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