DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Guido Olimpio per il Corriere della Sera - Estratti
Il raid americano su Abukamal in Siria è doppiamente mirato.
La località siriana al confine con l’Iraq è un avamposto delle milizie sciite ma anche uno snodo sul corridoio creato dagli iraniani per aiutare le forze amiche nella regione. Una rotta che prosegue fino in Libano dove agisce il partner più importante e preparato, l’Hezbollah.
Teheran – lo dimostrano gli sviluppi – ha rifornito i guerriglieri attraverso canali terrestri e con la spola di aerei cargo. Molti i voli verso gli scali nazionali, da Damasco ad Aleppo, aeroporti che hanno fatto convivere il normale traffico passeggeri con quello militare. Questo però li ha trasformati in bersagli da parte degli israeliani, come dimostrano alcuni raid lanciati nei giorni scorsi che hanno portato ad una sospensione temporanea delle attività.
Gli strike, però, hanno solo frenato la filiera logistica coordinata dalla Divisione Qods dei pasdaran e portata avanti da ufficiali dei guardiani, intelligence e funzionari.
Frequenti i convogli di camion con carichi di nuove armi, componenti per rendere i razzi più precisi, munizioni. Molti i depositi «dispersi» per cercare di sottrarli alle incursioni. Il tutto con l’approvazione del governo e dei russi che però hanno fatto poco, nonostante abbiano uno scudo missilistico e caccia in zona, per contrastare Israele.
Gli equipaggiamenti sono stati consegnati dalla Repubblica islamica alle milizie per aumentarne il peso nei conflitti locali ma anche per avere dei mezzi con i quali ingaggiare – in caso di crisi – anche lo Stato ebraico. Poi più volte gli appartenenti a queste formazioni hanno sferrato attacchi contro gli avamposti statunitensi in Siria, sia nella zona curda (nord est) che nella parte centro-meridionale (al Tanf).
(...)
Dopo l’inizio della guerra a Gaza il numero di episodi è cresciuto su fronte ampio provocando la rappresaglia del Pentagono. Washington ha atteso a lungo prima di reagire, quindi ha dato luce verde agli F16 per lanciare un messaggio.
IL PRESIDENTE IRANIANO EBRAHIM RAISI
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