![francesco gaetano caltagirone alberto nagel andrea orcel generali](/img/patch/05-2021/francesco-gaetano-caltagirone-alberto-nagel-andrea-orcel-generali-1462671_600_q50.webp)
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Erika Solomon, Guy Chazan e Sam Jones per http://www.ft.com
Fuori dal pozzo petrolifero di al-Omar, Siria orientale, una fila di camion cisterna lunga 6 chilometri aspetta il proprio turno per fare il pieno di greggio. Il petrolio è l’oro nero che finanzia le casse dell’Isis, è il carburante indispensabile per portare avanti il jihad, fornisce energia elettrica e pone il califfo Al-Baghdadi in una posizione di supremazia finanziaria e geo-strategica rispetto ai suoi nemici in medio oriente. I pozzi petroliferi sono stati dichiarati un bersaglio primario dalla coalizione anti-Isis ma il traffico continua indisturbato.
Amministrata come un’azienda modello grazie al contributo di ingegneri, esperti e manager provenienti anche dall’occidente, la compagnia petrolifera dell’Isis è capace di produrre tra i 34mila e i 40mila barili di greggio ogni giorno. Il petrolio viene venduto all’ingrosso per cifre che vanno dai $20 ai $40 al barile, consentendo ai miliziani di guadagnare circa 1 milione e mezzo di dollari al giorno.
Lo Stato Islamico è diventato il produttore monopolista di un bene indispensabile nell’area che occupa e, anche se non può esportare il suo petrolio, può contare sul florido mercato iracheno e siriano.
La benzina e il diesel dell’Isis non sono venduti solo nei territori controllati dal califfo, ma anche dalle zone occupate dai suoi oppositori. I ribelli del nord della Siria, per esempio, usano il petrolio dell’Isis per alimentare i generatori dei loro ospedali, dei negozi e per rifornire i trattori con cui estraggono le vittime dalle macerie.
iraq isis prende la raffineria di petrolio di baiji
La fortuna dell’Isis potrebbe non durare a lungo, i pozzi sono minacciati dalle bombe della coalizione, dall’intervento russo e dai prezzi del barile in caduta libera. Fino ad ora, però, il problema più grande sembra l’esaurimento dei vecchi giacimenti siriani, che l’Isis non riesce ancora a controbilanciare con nuovi rilevamenti a causa della mancanza di risorse tecnologiche.
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Per il momento, comunque, i jihadisti controllano la produzione del greggio e non c’è nessun calo nella domanda. “Tutti hanno bisogno del diesel – dice un uomo che vive vicino ad Aleppo – serve per estrarre l’acqua, per l’agricoltura, agli ospedali e anche agli uffici. L’Isis sa che il petrolio è la carta vincente”.
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