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(ANSA) - Più di tre quarti delle terre emerse sono diventati più aridi negli ultimi 30 anni: una trasformazione drammatica dovuta all'emissione dei gas serra che coinvolge oggi 2,3 miliardi di persone. A dirlo è il rapporto pubblicato della Convenzione delle Nazioni Unite per la Lotta alla Desertificazione ed agli Effetti della Siccità, in svolgimento a Riad, che sottolinea che entro fine secolo il numero di persone in zone aride potrebbe salire a 5 miliardi.
Nonostante i tanti recenti disastri legati all'acqua, come inondazioni e tempeste, si siano intensificati in molte parti del mondo, i dati pubblicati dal rapporto indicano che in realtà il 77,6% delle terre emerse sono diventate permanentemente più secche negli ultimi decenni, ossia una crescita di 4,3 milioni di chilometri quadrati pari a poco meno della metà dell'Europa.
Si tratta di un passaggio duraturo (ben diverso dalla siccità che è invece un fenomeno occasionale) di territori definiti 'umidi' a 'zone aride', una trasformazione con implicazioni disastrose per l'agricoltura, gli ecosistemi e le persone che ci vivono. "Per la prima volta - ha detto Ibrahim Thiaw, Segretario esecutivo dell'Unccd - la crisi dell'aridità è stata documentata con chiarezza scientifica, rivelando una minaccia esistenziale che colpisce miliardi di persone in tutto il mondo. I climi più secchi che ora interessano vaste terre in tutto il mondo non torneranno a essere come prima e questo cambiamento sta ridefinendo la vita sulla Terra".
Le aree particolarmente colpite dalla tendenza alla siccità includono quasi tutta l'Europa (il 95,9% del suo territorio), parti degli Stati Uniti occidentali, il Brasile, parti dell'Asia (in particolare l'Asia orientale) e l'Africa centrale. E mentre il pianeta continua a riscaldarsi, le proiezioni dei report nello scenario peggiore suggeriscono che fino a 5 miliardi di persone potrebbero vivere in zone aride entro la fine del secolo. "Man mano che vaste aree del territorio mondiale diventano più aride - ha commentato Barron Orr, responsabile scientifico dell'Unccd - le conseguenze dell'inazione diventano sempre più gravi e l'adattamento non è più un optional, ma un imperativo".
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