DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
Dario Del Porto e Conchita Sannino per la Repubblica
Per l’anagrafe italiana: ingegnere napoletano. Per l’Islam: il fedele Jafaar. È il ritratto di Mario Di Leva, trafficante internazionale di armi, grazie ai legami della moglie, Anna Maria Fontana.
“LE TRIANGOLAZIONI”
Era lui, per gli 007 del Gico e i pm, uno dei perni della raffinata organizzazione criminale che «gestiva la vendita di armamenti verso Libia o Iran attraverso triangolazioni» con società con sedi a Panama o in altri paesi stranieri «al fine di eludere i divieti internazionali » legati all’embargo cui sono soggetti quei paesi. Fondamentale è la perquisizione eseguita, nel novembre 2015 nelle case dei Di Leva. A riprova «degli ulteriori legami tra Di Leva e l’Iran», gli inquirenti trovano una lettera.
È «una mail datata 28 novembre 2010, inviata dall’ingegnere a tale Salam Alaykom Hosseini in cui, prima di effettuare un aggiornamento sulle loro trattative, Mario Di Leva precisa che il suo nome da musulmano è Jafaar, in onore del sesto Imam. Dichiarando la sua conversione all’Islam — continuano gli inquirenti — Di Leva spiega che in Italia non gli conviene rinunciare al suo nome di battesimo, dicharandosi musulmano, in quanto la cosa gli causerebbe notevoli difficoltà commerciali».
LA LISTA E I PREZZI
Vengono sequestrati dai finanzieri «manoscritti» con numeri e elenchi di armi e munizioni, con relativi prezzi. Ad esempio, nella casella mail della società dell’indagato Pardi, è allegato nel gennaio 2015 un contratto «sulla fornitura dei 13.950 fucili da guerra, M14 rifle, fabbricazione Usa. Prezzo singolo: 3mila dollari, totale 41 milioni e 850mila». Così, decine di mail, incartamenti e pizzini riguardano anche gli altri. Come un appunto manoscritto, nella disponibilità dei Di Leva, in cui si parla di «armamenti ».
“GLI OSTAGGI? STO IN CONTATTO”
Tre messaggi audio, ritenuti di particolare rilevanza da due Procure, Napoli e Roma. Tre file che viaggiano via WhatsApp, tra moglie e marito il 22 luglio 2015. È il giorno in cui vengono sequestrati in Libia quattro lavoratori italiani. Mario e Annamaria si messaggiano, in voce. Mario: «Hey hanno rapito quattro italiani in Libia». Annamaria: «Già fatto, notizia vecchia, già sto in contatto ». «Ce li hanno proprio quelli dove noi siamo andati — continua ancora a raccontare la donna — già sto facendo, già sto operando con molta tranquillità e molta cautela».
Dichiarazioni sulle quali i pm devono approfondire: non escludono «una loro possibile attività nel complicato meccanismo di liberazione che solitamente avviene tramite il pagamento di riscatti o la mediazione con altri affari ritenuti di interesse dai miliziani». Aggiungono gli inquirenti: «Appare significativo il fatto che i coniugi, ammettano di essere in contatto con soggetti appartenenti a milizie tribali libiche implicate in azioni terroristiche ».
L’AMICA DEL PRESIDENTE
Da un ruolo di assessore comunale, nella città vesuviana, quasi 30 anni fa con il Psi prima e il Psdi poi, al profilo di donna manager col velo. È l’ascesa di Anna Maria Fontana, in grado di «intrattenere rapporti con esponenti di alto rango, civile e militare, di paesi del Medio Oriente». È la bionda signora che già nel 2008 compariva sorridente accanto al presidente iraniano (allora nel pieno potere) Mahmoud Ahmadinejad. In quelle stesse foto compare anche un cittadino iraniano, ex esponente di Hezbollah, che oggi vive a Napoli in un quartiere residenziale, e ufficialmente fa l’interprete. Contatto che, per i pm, «desta una particolare preoccupazione ».
LA FIGLIA E IL CARABINIERE
È la stessa signora degli intrighi internazionali ad affrontare con occhio materno le frequentazioni “a rischio” di sua figlia. Il dialogo captato è tra Anna Maria e suo figlio Luca. Oggetto: la pericolosa simpatia tra l’altra figlia ed un carabiniere. Scrivono gli inquirenti: «Poi discutono del fatto che non è bene che la ragazza frequenti il carabiniere. La madre replica: “Ma è un bravo ragazzo”. Luca però obietta: “È lei che ha la bocca larga”. Ma è ancora Annamaria a rassicurare: “Volesse il cielo, lui è un bravo ragazzo». La madre conosce i rischi, ma fida sull’intelligenza della ragazza. Difatti replica: «Lei conta a tutti i fatti suoi... sulle scemità, ma sulle altre cose è una tomba».
“CARAMELLE AL NAPALM”
In una telefonata dell’aprile 2015, Pardi parla con una donna di «ex aerei militari da trasporto che vengono usati per scopi umanitari anche dall’Onu». Ma aggiunge che loro «aprirebbero i portelloni e lancerebbero caramelle al napalm». Ridono entrambi, appuntano gli inquirenti. E Pardi aggiunge «che con lui non si scherza».
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