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A POLLI COME SIAMO MESSI? - LA FILIERA DELL'AVICOLO E' TRA QUELLE CHE IN ITALIA STANNO MEGLIO, L'UNICA TOTALMENTE AUTOSUFFICIENTE - MA LE AZIENDE HANNO BRUCIATO IN POCHI MESI 800 MILIONI DI EURO PER VIA DELL'IMPENNATA DEI COSTI DEI MANGIMI, DELLE MATERIE PRIME E DELL'ENERGIA - FORLINI, PRESIDENTE UNITALIA: "NON POSSIAMO PIU' DARE PER SCONTATA L'AUTOSUFFICIENZA..." - IN MEDIA IL POLLO E' CONSUMATO 2 VOLTE A SETTIMANA MA...

Carlo Ottaviano per "il Messaggero"
 

 

È tra le filiere che stanno meglio nel settore agroindustriale, l'unica della zootecnia italiana totalmente autosufficiente (produce il 108,4% del consumo interno di polli e il 97% di uova), ma ora si trova a dover fare i conti con le conseguenze della guerra in Ucraina per via dell'impennata dei costi dei mangimi, delle materie prime e dell'energia.

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In pochi mesi, le aziende avicole hanno bruciato 800 milioni di euro, di cui 450 solo nella fase agricola. «Però sui prezzi delle materie prime dichiara Antonio Forlini, presidente di Unaitalia, l'associazione di categoria dobbiamo essere chiari: oltre al conflitto Russia-Ucraina, paghiamo la corsa all'approvvigionamento preventivo da parte della Cina, le difficoltà di produzione legate ai cambiamenti climatici e siamo di fronte a dinamiche speculative, in atto da quasi 2 anni, che devono essere fermate».
 

polli di batteria

I DATI DELL'ISMEA I dati Ismea dicono che nel primo trimestre 2022, a fronte di un aumento generalizzato dei costi agricoli del 18,4%, la carne avicola ha registrato incrementi dei costi produttivi del 21,1% per la carne e del 50% per le uova. Ad incidere maggiormente è il mangime, che assorbe il 60% dei costi di produzione, aumentati del 33% nel primo trimestre 2022 e di un ulteriore 40% ad aprile su base annua. In particolare, ad aprile il mais è cresciuto del 59%, la soia del 15% e l'orzo del 90%.
 
«Non possiamo più dare per scontata la nostra autosufficienza», afferma Forlini. «È tempo - aggiunge - di abbandonare le logiche del passato in un'ottica strategica di medio lungo periodo, che significa limitare la dipendenza dall'estero e garantire la nostra capacità produttiva, mettendo in campo tutti gli strumenti possibili, dal Pnrr alla Pac, alle nuove tecnologie. Ma anche procedere verso una graduale transizione green che miri alla sostenibilità ambientale e sociale contemporaneamente a quella economica per le aziende».

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Novemila sono gli allevamenti (con 133 milioni di capi, al netto dei 16 milioni di polli abbattuti in autunno a seguito della epidemia aviaria che ha colpito principalmente Veneto e Lombardia) e 64 mila addetti, di cui 38.500 nella fase di allevamento e 25.500 nell'industria di trasformazione. Il valore complessivo del comparto è di 5,9 miliardi di euro, compresi gli allevamenti di tacchini, anatre e conigli (questi in calo dell'8,1%). Dalla vendita delle carni provengono 4.830 milioni e altri 1.070 milioni per le uova.
 

 

Mediamente, ogni italiano nel 2021 ha consumato 213 uova. In effetti solo il 68% è andato alle famiglie (145 uova a testa), mentre il restante 32% (68 uova per abitante) è stato impiegato dall'industria e nell'artigianato alimentare e per le collettività e quindi consumato attraverso pasta, dolci e preparazioni alimentari varie.
 

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IL PRIMATO L'Italia, con 12,1 miliardi di uova prodotte nel 2021, è tra i maggiori produttori in Europa, con nessun Paese dell'Ue presente nella top ten di allevatori di polli e produttori di uova. In testa la Cina (che da sola vale più di un terzo del mercato mondiale), India e Indonesia.
 

 

Nel 2021 è cresciuto l'export delle carni (+8,3%), soprattutto di pollo, passato a 131mila tonnellate (+12,2%). In lieve flessione sono invece i dati del consumo interno (1 milione 267mila tonnellate, cioè -2%, con un consumo pro-capite di 21,43 kg) che si riallinea alla situazione pre Covid.
 
Negli ultimi 5 anni (2017-2021), le carni avicole avevano comunque registrato un aumento degli acquisti del 9% in quantità e del 19% in valore, mostrando una dinamica di gran lunga più favorevole rispetto all'intero comparto delle carni. La carne di pollo rimane di gran lunga la carne più consumata dagli italiani, anche nel 2021: il 72% la mangia almeno una volta alla settimana - pochissimo più di carne e pesce - seguita a lunga distanza da manzo (54%), maiale (50%), vitello (46%).
 

 

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In media - certifica l'indagine Doxa 2021 - il pollo è consumato quasi due volte a settimana. Gli avicoltori temono adesso che l'aumento dell'inflazione (+6,8% a maggio su base annua) spinga i consumatori a risparmiare sul carrello della spesa e che ci siano fasce della popolazione non più in grado di fare acquisti. Per questo, Unaitalia ha avviato una collaborazione con Banco Alimentare con l'obiettivo di «donare - spiega Giovanni Bruno, presidente del Banco Alimentare - cibo nutrizionalmente prezioso, come eccedenze di carne e uova a chi si trova in difficoltà».