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“PORCELLINO”, “CAZZARIELLO” E “PATATINO”: ANCHE I CLAN NON SONO PIU’ QUELLI DI UNA VOLTA – A PROCESSO PER ASSOCIAZIONE MAFIOSA 30 PERSONE DEL CLAN DI SILVIO: INTIMIDIVANO E DERUBAVANO I COMMERCIANTI DI LATINA. A GIUDIZIO ANCHE L’IMPRENDITORE VICINO AL LEGHISTA DURIGON, SIMONE DI MARCANTONIO, EX DIRIGENTE UGL…
Ilaria Sacchettoni per roma.corriere.it
Taglieggiavano, intimidivano e derubavano ristoratori e commercianti di Latina. Per questa ragione vanno a processo con rito immediato «Porcellino» (Carmine Di Silvio), «Cazzariello» (Costantino Di Silvio), «Patatino» (Antonio Di Silvio) e altri appartenenti al noto clan locale, in tutto trenta persone. I soprannomi non ingannino: alcuni di loro, come Romolo Di Silvio, altro imputato, erano chiamati Scarface, il boss dell’omonimo (e cruento) film di Brian De Palma.
Gli approfondimenti della Squadra mobile, coordinati dall’antimafia capitolina, avevano permesso di ricostruire un lungo elenco di vittime, fra le quali Walter Regolanti, proprietario di «Romolo al porto» costretto a rinunciare al pagamento delle consumazioni o Romolo Iavarone del «La Playa» intimidito al punto da evitare di pretendere il saldo delle consumazioni della famiglia Di Silvio. O ancora Raffaele Quaresima titolare del «Country» e oggetto di vessazioni, insulti e minacce.
I reati contestati, tutti aggravati dall’associazione mafiosa, erano estorsione, spaccio, sequestro di persona, furto. Ricostruite, tra le altre, le estorsioni ai danni di un barista di Nettuno, Fabio Saccucci, alleggerito di migliaia di euro grazie a intimidazioni continue, capillari, insistenti.
Scarface e gli altri utilizzavano spesso e volentieri la potenza del proprio cognome per incutere terrore nelle loro vittime. «Io e mio fratello abbiamo paura dei soggetti che gravitano intorno a lei e temiamo, in caso di rifiuto, delle ritorsioni e dei danneggiamenti» aveva fatto mettere a verbale una delle vittime. «(I rappresentanti del clan,ndr) si avvalevano della forza di intimidazione promanante dalla loro appartenenza alla famiglia Di Silvio» si legge nel decreto con il quale la gip Rosalba Liso fissa la prima udienza del processo (17 maggio 2022).
A processo va anche l’imprenditore Simone Di Marcantonio, considerato vicino al leghista Claudio Durigon che lo aveva voluto nominare dirigente sindacale all’interno dell’ Ugl. Di Marcantonio, sostenitore della Lega in provincia di Latina, era già stato oggetto di attenzioni investigative in precedenza.
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