DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER…
1. "VUOI LA MIA AMICA? Ã VERGINE, 100 EURO E 4 GRAMMI DI COCA"
Grazia Longo per "la Stampa"
Quanto vale un bene prezioso come la «prima volta»? Cento euro più 4 grammi di cocaina e il taxi. A «vendere» la verginità dell'amica quattordicenne è la quindicenne, la prima che inizia a prostituirsi e poi coinvolge anche l'altra. Tanto da essere indagata anche lei, come gli sfruttatori adulti compresa la madre dell'amica, per induzione alla prostituzione.
I nuovi orrori del supermercato del sesso & droga nell'esclusivo quartiere dei Parioli, emergono in tutta la loro crudeltà nei tabulati telefonici e nelle 44 pagine dell'ordinanza dell'arresto, ieri, per spaccio e induzione alla prostituzione di Marco Galluzzo, imprenditore edile, 49 anni. L'accusa di essere un pusher è stata rivolta anche ad uno dei «protettori» già in carcere: Mirko Ieni, «Mimmi», 38 anni.
Sono le 19.39 del 18 luglio scorso quando la quindicenne che si presenta come «Vanessa» e viene chiamata anche «Palletta», propone a Galluzzo - soprannominato «Bambus» da bamba modo di definire la cocaina - «la mia amica, ma è vergine però». L'altro è rapito dalla notizia e insiste: «Si fa sverginare da me?», «Allora?», «Dimmi», «Lei ci deve stare». Vanessa chiede quanto sia disposto a pagare e lui: «Vi do quello che tu sai e 100». La ragazza: «Però ci dovresti dare almeno 4 di quello che tu sai».
E il gip Maddalena Cipriani scrive nell'ordinanza che la ragazza, durante l'interrogatorio, ha spiegato che «100 erano gli euro da pagare» alla sua amica «per la prestazione sessuale poi avuta» in un albergo sull'Aurelia, «mentre 4 erano i grammi di cocaina ceduti». La cocaina, che veniva chiamata «regaletto» o «prosecco» viene portata anche a Ponza. Qui «due amiche ne avevano 3-5 grammi e l'avrebbero poi data gratis a due giovani che erano con loro».
Tutto intercettato dai carabinieri del Nucleo investigativo, agli ordini del colonnello Sabatino, coordinati dal procuratore aggiunto Maria Monteleone e il sostituto Cristiana Macchiusi. E non c'è solo Galluzzo a rifornire di cocaina le due giovanissime prostitute. Lo fa anche Mirko Ieni, Mimmi (che peraltro gestisce e vende droga anche a due escort adulte). Il 13 ottobre scorso Vanessa telefona all'uomo: «Oh, mi serve na' mano, Mimmi».
Lui risponde: «Allora semo in due, perché io so' in giro con n'amico mio e semo distrutti». Poi interviene la quattordicenne, chiamata «patata» che gli dice: «Ce serrve na' mano fratè». Mimmi fa il prezioso: «Io non ta' posso da', sì, sì». La ragazzina chiede: «Sì o no?». E lui dà appuntamento a «Ponte Milvio». Una delle prostitute maggiorenni, interrogata dirà poiche aveva «acquistato da Mirko cocaina al prezzo di 70 euro. Lui si era reso disponibile a venderla anche ai clienti interessati ma io mi sono rifiutata di spacciare».
La cocaina diventa un'ossessione anche per Vanessa che ha però paura di risultare positiva a un test anti droga. Alle 11.21 dello scorso 30 luglio, infatti, con il suo smartphone naviga su Google alla ricerca di «Come si eliminano tracce di cocaina», «Cocaina nelle urine, come e per quanto tempo si rintraccia», «Come si eliminano le tracce per il test».
Vanessa sospetta poi la madre di un'amica come autrice della lettera anonima che è arrivata a casa sua. L'amica nega, Vanessa bestemmia ripetutamente con l'amica ma questa respinge le accuse. Proprio quella segnalazione, comunque, sollecitò la mamma della quindicenne a rivolgersi prima a un investigatore privato e poi ai carabinieri. In quattro denunce è racchiuso il dramma familiare, quello delle botte e delle minacce di morte che la figlia le ha riservato. Figlia che è andata a riprendersi a Ponza, ignara del fatto che fosse lì per un festino a luci rosse e cocaina su uno yacht.
«Avvisata dai carabinieri che l'avevano ritrovata dopo la mia denuncia mi recavo sul luogo ma lei non è voluta tornare a casa con me. Mi disse "Tanto se torno a Roma, riscappo di nuovo. Quando mi metto in testa una cosa la faccio. Non voglio tornare a Roma, lasciami vivere la mia vita».
La sua vita costellata di appuntamenti con clienti che le chiedono prestazioni irripetibili. Arrivavano da ovunque, dai dintorni di Roma, dalla Toscana, da Torino, dall'Aquila. Uomini facoltosi, manager milanesi e padri di famiglia che non hanno esitato a «comprare» due minorenni. Ce n'è uno che il 18 luglio le scrive: «Sono ad una riunione non posso chiamarti. Domani sera devo accompagnare mia figlia a una festa e non posso muovermi, ci sentiamo più tardi anche con la tua amica...».
Ce n'è un altro che non vuole tra i piedi baby gigolò: «Sono M., ma che venite, con un ragazzo? Ho sentito la voce e la cosa mi mette a disagio. Lasciamo stare!». Le due baby squillo preferiscono incontrare solo uomini. «Ti va di venire domani mattina con me e una coppia?» scriveva Galluzzo il 9 ottobre, ricevendo come risposta un «Marco domani no, coppie neanche».
Il Tribunale del Riesame deciderà entro dopodomani le sorti dei primi 5 arrestati, tranne che per Mario De Quattro, già ai domiciliari per ragioni di salute. Gli avvocati del commercialista Sbarra, Micalizzi e Mazzeo ribadiscono: «La posizione del nostro cliente è assai diversa da come è stata descritta finora, sia per l'esigenza del carcere sia per il merito delle accuse».
2. I MILLE SMS DELLE BABY-SQUILLO: "IL BAMBA MI HA CHIESTO SE LO FACCIAMO CON UNA COPPIA"
Maria Elena Vincenzi per "La Repubblica"
Le liti con la mamma e gli appuntamenti con i clienti. Le commissioni da fare e il tariffario completo delle prestazioni. I messaggi pubblicitari personalizzati per scaricare la musica e quelli volgari di uomini troppo grandi e troppi espliciti. Ã uno spaccato allucinante quello che emerge dai tabulati degli sms mandati in questi mesi di indagine da Serena (nome di fantasia), una delle due baby-squillo dei Parioli.
Messaggi in cui i clienti scendono nei dettagli delle offerte e lei che risponde come se fosse una cosa normale, discutendo di prezzi e luoghi, di sesso in macchina o a casa e dando appuntamenti a cui, spesso, arriva in ritardo. Come farebbe una ragazzina. Se non fosse che quella ragazzina, ora 16enne, è indagata per aver indotto la sua amica a prostituirsi.
TRACCE DI DROGA DA ELIMINARE
La droga, cocaina. Quella di cui le adolescenti facevano uso e che veniva fornita da due uomini, ieri finiti in manette: Mirko Ieni, il pappone già arrestato due settimane fa, e Marco Galluzzo, 49anni, prima cliente e poi, anche lui, sfruttatore. Il gip Maddalena Cipriani, accogliendo l'impianto accusatorio del procuratore aggiunto Maria Monteleone e del pm Cristana Macchiusi, contesta, oltre allo spaccio, l'induzione alla prostituzione.
Il 9 ottobre, Galluzzo manda a Serena un sms: «Ti va di venire domani mattina con me e una coppia? ». Per i magistrati la cosa è eloquente: «Galluzzo - si legge nell'ordinanza - era uno dei clienti delle minori ma appare altresì che questi le inducesse alla prostituzione come si desume dal contenuto inequivoco di taluni sms in cui propone alle minori incontri con altre coppie». Non solo: l'indagato, soprannominato "Bamba" dalle ragazze proprio con riferimento alla cocaina, è quello che ha dato loro la droga prima di partire per Ponza. E non è stata l'unica volta. Il 19 luglio
Serena scrive all'amica: «Ho concordato con quello del Bambus: 100+4». Quattro, per i carabinieri del nucleo investigativo, sono i grammi di cocaina. Tanto che a un certo punto, stando ai messaggi, Serena cerca su Google: «Come si eliminano le tracce
di cocaina».
I NUMERI DI CLIENTI ECCELLENTI
Serena gestisce, almeno nei primi tempi, anche il giro di Emanuela. Le trova i clienti, spesso vanno insieme («300 siamo in due ma ti facciamo proprio divertire»), le passa le telefonate. E agli "utenti" le due ragazzine piacciono. Piace anche il gioco perverso di passare da una all'altra. Tra i clienti c'è di tutto.
Nei tabulati ci sono numeri di cellulari intestati a banche, uffici istituzionali, società importanti. Persone ormai identificate che ora rischiano di finire nei guai. Il 18 luglio, Serena riceve questo sms: «Sono in riunione, non posso chiamare ora, per incontrarci ci vediamo quando torni da Ponza, domani sera devo accompagnare mia figlia a una festa e non posso muovermi, ci sentiamo più tardi.... Dì alla tua amica se ha voglia di incontrarmi prossimamente ».
Ci sono quelli che trattano sul prezzo, «il regalo» lo chiamano le ragazze, quelli che fanno domande sulle prestazioni, scendendo in dettagli davvero volgari e chi, invece, si lascia andare al romanticismo: «Dimenticavo, dolcezza, passione e tutto ciò che volete senza limiti». Il 15 luglio un altro scrive: «La prossima volta che ci vediamo mi devi dare i miei occhi. Ti organizzo una bella serata come piace a te. Sei veramente bella. Mi serve una doccia ghiacciata». Loro, Sere e Manu, non fanno sconti a nessuno, quando un cliente chiede un trattamento di favore rispetto ai 250 euro richiesti, Serena scherza: «Solo perché sei tu 249,99».
E MAMMA RACCOMANDAVA
Centinaia e centinaia di sms. Il telefono squilla di continuo. E quei tabulati - depositati al tribunale del Riesame che ieri, dopo avere sentito le parti, si è riservato
di valutare le istanze di scarcerazione degli indagati - raccontano una vita intera. Raccontano della prima vacanza da sole (la madre le propone un soggiorno studio in Inghilterra ma lei organizza una settimana a Ponza con Manu). Raccontano dei tvb con le amiche, di piccoli litigi, di ricariche del telefono, di crediti che stanno scadendo. E raccontano anche il rapporto complicato con la madre, una donna che cerca di salvare quella figlia unica e ribelle. «Perché continui a mentire?», le chiede.
E poi, di continuo: «Dove sei? Quando torni a casa? Io ti sto aspettando». La madre di Serena è una donna dilaniata. Alterna momenti di rabbia a momenti di preoccupazione. Il 19 luglio le scrive: «Ti volevo salutare e farti sapere che sto bene. Ti chiamo domani mattina quando mi sveglio. Un bacio. E scusa se sono partita senza avvisarti ma volevo fare una vacanza da sola».
Molti i messaggi in cui la madre si raccomanda: «Non fare cazzate», «vai a scuola, non sprecare la tua giornata», «non ti mettere nei guai, pensa prima di agire». Una mattina di maggio, probabilmente dopo una discussione, la donna digita: «Scusami per stamani, ma dopo i furti subiti non vivo più tranquilla. Queste sono le conseguenze ».
Il riferimento, probabilmente, è ai furti che la figlia ha fatto in casa e che la madre ha denunciato. Serena, però, non risponde quasi mai. E quando lo fa il tono non è dei migliori: «Mi hai rotto il cazzo - scrive il 29 luglio ti ho detto che non ci dormo più da Emanuela, ma a casa sua durante il giorno ci posso stare».
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