DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Alessandro Barbera e Niccolo Carratelli per “La Stampa”
TERZA DOSE DI VACCINO ANTI COVID
Mentre i partiti continuano a discutere se sceglierlo o meno per il Quirinale, al rientro a Palazzo Chigi Mario Draghi ha il tavolo già pieno di incombenze. In cima all'agenda c'è sempre l'emergenza Covid. Il 5 gennaio è previsto il Consiglio dei ministri che dovrà decidere se allargare l'obbligo vaccinale ai 23 milioni di lavoratori attivi attraverso il passaporto vaccinale o se introdurlo per tutti. Ma prima ancora ha da risolvere una grana ben più grossa: la carenza delle dosi a disposizione degli italiani.
Secondo quanto riporta il sito del commissariato sono state inoculate 111 milioni di dosi di vaccino su 114 milioni ricevute: al momento nei frigoriferi delle Regioni ci sono appena tre milioni di fiale. «I vaccini ci sono», dice il generale Francesco Paolo Figliuolo in un'intervista al Tg1. Ma con l'attuale progressione programmata delle inoculazioni il fondo di magazzino andrà esaurito in meno di una settimana.
La tabella distribuita alle Regioni sul periodo 3-16 gennaio e di cui La Stampa è in possesso dice che fra domani e mercoledì sono previste 580 mila vaccinazioni, 200 mila il giorno della Befana, di nuovo 580 mila il 7 gennaio e nei giorni dal 10 al 14, fra le 300 e le 350 mila dosi negli altri giorni. Secondo quanto riferiscono fonti ben informate, nella prima settimana di gennaio è atteso un milione di dosi Pfizer, mentre non ci sono certezze sugli arrivi successivi.
Al Tg1 il commissario ha accennato alla distribuzione del nuovo vaccino Novavax, ma senza fornire dettagli sui tempi. «Nei primi giorni di gennaio temo che andremo in sofferenza», dice l'assessore laziale alla sanità Alessio D'Amato. «Spero che ci vengano distribuite tutte le dosi a disposizione e se potessimo avere più fiale Pfizer sarebbe meglio».
La maggior parte di quelle a disposizione sono infatti targate Moderna e non tutti quelli che hanno fatto le prime due dosi con Pfizer sono disposti a cambiare pur di ricevere la terza. Non solo. In molte Regioni le poche disponibilità vengono riservate ai ragazzi tra i 16 e i 17 anni e ai fragili tra i 12 e i 15: per la loro terza dose è previsto l'uso esclusivo di Pfizer.
Insomma, per evitare che la campagna vaccinale vada in stallo il governo e il commissariato dovranno ora accelerare l'acquisto di nuove dosi attraverso la Commissione europea. L'assessore emiliano alla sanità Raffaele Donini è preoccupato come D'Amato: «Mi auguro di poter vaccinare più persone possibile, il meglio e più in fretta possibile. E spero che il governo prenda ulteriori provvedimenti per incentivare la vaccinazione e riconoscere le spese che le Regioni hanno sostenuto».
Il momento più delicato sarà attorno al 10 gennaio, quando è prevista la riduzione da 5 a 4 mesi dell'intervallo minimo tra la fine del primo ciclo e la somministrazione del richiamo. Da allora potranno prenotarsi subito altri sei milioni di italiani, quelli che hanno fatto la seconda dose ad agosto o ai primi di settembre. Entro fine gennaio matureranno il requisito altri cinque milioni di italiani. Totale: undici milioni di candidati, che si sommano agli oltre 12 già in attesa che hanno fatto la seconda dose da più di 5 mesi e non ancora la terza.
Per loro sul calendario c'è una data cerchiata in rosso: il primo febbraio, senza la registrazione della terza dose, il loro passaporto vaccinale - con scadenza anticipata a 6 mesi - scadrà. Per garantire l'iniezione a una platea potenziale di 23 milioni di persone la capacità di somministrazione a livello nazionale dovrebbe essere aumentata dall'attuale media di 500 mila dosi al giorno a 700 mila.
A queste occorre aggiungere la quota residuale di prime e seconde dosi. È probabile che per i nuovi prenotati l'appuntamento slitti a febbraio inoltrato. Di fronte a questi numeri la scelta se allargare il passaporto vaccinale ai lavoratori o introdurre l'obbligo per legge diventa secondaria. Matteo Salvini, il vero ostacolo alla soluzione finale, non ha ancora detto la sua.
La Lega nel frattempo ha deciso di premere sul premier perché prenda ulteriori provvedimenti contro il caro energia, che sta mettendo in ginocchio molte grandi imprese del Nord. Manca meno di un mese all'elezione del nuovo Capo dello Stato e i molti problemi da affrontare rendono sempre più difficile per i partiti scegliere soluzioni che lascino vuota la poltrona di Palazzo Chigi.
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