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Giuseppe Agliastro per “La Stampa”
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L'Alto commissariato Onu per i diritti umani non ha dubbi: non solo si dice «preoccupato» per la scandalosa e illegale condanna a morte di tre soldati dell'esercito ucraino - due cittadini britannici e un cittadino marocchino - emessa da un «tribunale» dell'autoproclamata «repubblica popolare di Donetsk», ma sottolinea che «processi di questo tipo contro i prigionieri di guerra equivalgono a un crimine di guerra».
«Dal 2015 abbiamo osservato che la cosiddetta magistratura in queste sedicenti repubbliche non ha rispettato le garanzie essenziali di un processo equo, come le udienze pubbliche, l'indipendenza, l'imparzialità dei tribunali e il diritto a non essere obbligati a testimoniare», spiega una portavoce. Mentre Amnesty International denuncia «una clamorosa violazione del diritto internazionale» e sottolinea che «la Russia, come potenza occupante, è responsabile del trattamento di tutti i prigionieri di guerra» e «deve dunque assicurare che queste cosiddette "condanne" siano immediatamente annullate».
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Ma mentre il mondo si indigna, il capo della diplomazia russa Sergey Lavrov pare di fatto schierarsi dalla parte del «tribunale» dei separatisti filorussi del sud-est ucraino: cioè dalla parte di una sedicente corte non riconosciuta a livello internazionale in un sedicente «Stato» secessionista appoggiato militarmente dal Cremlino. Lavrov non solo non critica la sentenza, ma afferma che «i processi si svolgono sulla base della legislazione della Repubblica popolare di Donetsk, perché i reati in questione sono stati commessi su quel territorio» e dichiara di non voler «ostacolare il funzionamento della magistratura e delle forze dell'ordine della Repubblica di Donetsk», come se questa sedicente «repubblica» nel sud-est dell'Ucraina in guerra non dipendesse in realtà in tutto e per tutto da Mosca.
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Aiden Aslin, Shaun Pinner e Brahim Saadoun - questi i nomi dei tre soldati - sono accusati dai separatisti filorussi del Donbass di essere dei mercenari, ma in realtà queste imputazioni sono ritenute evidentemente inventate. «I tre erano membri delle forze regolari dell'Ucraina e in base alle Convenzioni di Ginevra, in quanto prigionieri di guerra, sono protetti dall'azione penale per aver preso parte alle ostilità», sottolinea ancora Amnesty, precisando che i tre soldati «non sono stati processati da un tribunale indipendente, imparziale e regolarmente costituito». La speranza è che i tre militari delle forze ucraine - che nel frattempo dovrebbero ricorrere in appello contro la condanna di primo grado - possano essere liberati con uno scambio di prigionieri, ma alcuni analisti temono che Mosca possa sfruttare la situazione per esercitare pressioni politiche.
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Lavrov ha affermato che sul conflitto in Ucraina la Russia è aperta al dialogo ma che «bisogna essere in due per ballare il tango» e ha accusato i «partner occidentali» di aver «finora ballato la break-dance da soli». Intanto però in Ucraina si continua a combattere e a morire, e la guerra scatenata dall'invasione delle truppe russe prosegue in tutta la sua ferocia. L'offensiva dell'esercito russo si concentra ora proprio nel Donbass e in particolare nella zona di Severodonetsk. In un'intervista al Guardian, il numero due dell'intelligence militare ucraina, Vadym Skibitsky, ha dichiarato che le forze armate di Kiev stanno affrontando non poche difficoltà e dipendono molto dalle armi fornite loro dall'Occidente. «Questa adesso è una guerra di artiglieria» e «noi stiamo perdendo in termini di artiglieria».
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«Ora tutto dipende da cosa ci dà» l'Occidente, ha detto Skibitsky. Un'affermazione che rilancia la richiesta di armi da parte di Kiev e appare sulla stessa lunghezza d'onda di quelle rilasciate all'Afp da alcune fonti militari Usa, secondo le quali l'Ucraina avrebbe esaurito le sue armi di progettazione sovietica e russa e ora per gli armamenti dipenderebbe completamente dai suoi alleati.
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Usa e Gran Bretagna hanno annunciato che forniranno sistemi missilistici a più lunga gittata all'esercito ucraino, che dovrebbe così ricevere i razzi a medio raggio Himars da Washington e gli M270 da Londra. E proprio ieri il ministro della Difesa britannico Ben Wallace era a Kiev, dove - stando a un comunicato del governo britannico - ha detto al presidente ucraino Zelensky che «il sostegno del Regno Unito continuerà a soddisfare le necessità dell'Ucraina mentre il conflitto entra in una fase differente». Secondo la tv Europa 1, la Francia potrebbe inoltre raddoppiare la fornitura di obici Caesar all'Ucraina inviandone altri sei entro fine mese in aggiunta a quelli già consegnati ad aprile.
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