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Estratto dell’articolo di Rosalba Castelletti per “la Repubblica”
Ramzan Kadyrov cammina sul vetro. E lo sa. Per anni la sua alleanza con Vladimir Putin si è retta su un tacito patto: garantire la stabilità in Cecenia in cambio di fondi e occhi chiusi sulle violazioni dei diritti umani nella Repubblica caucasica, che governa come un feudo personale dal 2005.
Dopo l’ammutinamento della compagnia militare privata Wagner al soldo di Evgenij Prigozhin, le autorità sembrano però meno inclini a tollerare le iniziative indipendenti dei suoi uomini, i kadyrovtsy, accusati di uccisioni rimaste impunite, come quelle di Anna Politkovskaja o Boris Nemtsov.
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RAMZAN KADYROV MOSTRA I PRIGIONIERI DI GUERRA UCRAINI
Lo dimostra l’inedita reazione all’aggressione contro la giornalista di Novaja Gazeta Elena Milashina, picchiata e minacciata sulla strada per Groznyj perché voleva documentare l’ennesimo processo pilotato.
Diversi parlamentari come il senatore Andrej Klishas, capo della commissione per gli Affari costituzionali della Camera alta, e il deputato Aleksandr Khinshtein hanno invocato un’inchiesta approfondita. Lo stesso Cremlino ha annunciato «misure energiche».
RAMZAN KADYROV MOSTRA I PRIGIONIERI DI GUERRA UCRAINI
[…] Un inquietante parallelo tra i kadyrovtsy e i mercenari di Prigozhin che mesi fa avevano torturato a morte un disertore con una mazza e che ora sono considerati dei traditori.
A differenza di Wagner, l’esercito di Kadyrov non può però neppure rivendicare grandi successi militari in Ucraina. I suoi uomini sono stati battezzati “combattenti da Tik Tok” perché sembrano più preoccupati dalle loro performance sui social che sul campo di battaglia.
Persino il video del 24 giugno che li mostrava mentre pattugliavano un ponte deserto promettendo di fermare l’avanzata dei «traditori della madrepatria» su Mosca si è rivelato una sceneggiata: era stato girato al tramonto quando l’insurrezione di Prigozhin si era conclusa e nella città di Kostroma che non era sulla rotta dei ribelli.
Non è un caso che, dopo la fallita rivolta, Kadyrov si sia affrettato a volare a Mosca e abbia pubblicato un selfie col presidente russo sul suo canale Telegram. Voleva dimostrare che il suo rapporto con Putin non aveva subito scossoni. La risposta del Cremlino alla brutale imboscata contro Milashina però fa pensare il contrario.
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