“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Giulio De Santis per il “Corriere della Sera”
Il primo falso realizzato per cancellare un imprenditore dalla lista dell’ufficio protesti del Tribunale Fallimentare risale al 2005. Da allora 400 persone - tra cui il faccendiere Flavio Carboni e Marco Baldini, conduttore radiofonico ed ex braccio destro di Fiorello - sono accusate di essere state riabilitate con documenti falsi grazie al pagamento di bustarelle oscillanti tra i 50 e 500 euro a dipendenti di agenzie private e cancellieri.
Ieri, a distanza di dieci anni dai fatti, sono arrivate le condanne in primo grado per i titolari delle società, responsabili di aver fatto da intermediari tra i clienti e alcuni dipendenti del Tribunale che hanno «smacchiato» la storia dei falliti. La somma delle pene inflitte nei confronti di nove imputati è di 43 anni e nove mesi di carcere per reati che variano, a seconda delle posizioni, dal falso alla corruzione.
L’ideatore delle «cancellazioni» è Giuseppe Malizia, condannato a 6 anni e 6 mesi per corruzione. I giudici hanno anche stabilito che, dopo aver espiato la pena, dovrà trascorrere un anno in una casa lavoro. Le altre condanne hanno riguardato Piero Fontana e Leonardo Carrega (sei anni e sei mesi), Antonino Rubino(cinque anni e nove mesi), Giuseppe Scriva(cinque anni e sei mesi), Domenico D’Orazio (quattro anni e un mese), Daniela Fiumara(tre anni), Annalisa Di Cicco (tre anni e 10 mesi) e Roberta Favaro (due anni e 11 mesi).
Il secondo filone del procedimento del pm Luca Tescaroli riguarderà i 400 beneficiari che hanno distribuito mazzette, mentre sono ancora sotto inchiesta i dipendenti del Tribunale Fallimentare accusati di aver preso tangenti per cancellare i protestati dalle liste. Anche a Perugia è aperto un fascicolo su un giudice della Fallimentare che avrebbe coperto il «mercato» messo in piedi da Malizia. Il meccanismo è stato sfruttato dai beneficiari per riottenere la possibilità di contrarre mutui e debiti cui non avevano più diritto dopo l’inserimento nell’elenco dei protestati.
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