DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Estratto dell’articolo di Rosalba Castelletti per “la Repubblica”
protesta delle donne russe per riportare a casa i loro mariti al fronte in ucraina
Furono loro, le mogli e madri dei soldati russi, a convincere Mikhail Gorbaciov a ritirare l’esercito sovietico dal pantano afgano nel 1989. Furono sempre loro a reclamare i corpi dei militari morti nell’assalto a Groznyj, in Cecenia, nel 1995, o dei marinai rimasti intrappolati nel sottomarino Kursk nel 2000. Oggi chiedono il ritorno dei mobik , i 300mila riservisti “mobilitati” per andare a combattere in Ucraina. «Riportate a casa i nostri uomini», è il loro slogan.
Lo scorso settembre, a un anno dalla mobilitazione “parziale”, hanno aperto il canale Telegram Put Domoj, “La strada verso casa”. Allora le iscritte erano appena 400. Oggi sono circa 30.500, hanno aperto gruppi locali in 29 città e pubblicato un “Manifesto” per chiedere «la smobilitazione totale». Con le dovute premesse: «Non imponiamo scelte politiche sul potere o sul conflitto armato in Ucraina. Siamo determinate a riprenderci i nostri uomini a qualsiasi costo». Un appello non per la fine delle ostilità in Ucraina, ma per un ricambio al fronte.
VLADIMIR PUTIN IN COLLEGAMENTO CON IL G20
È per questo che le autorità si muovono con i guanti di velluto.
«Poiché le loro proteste non sono esplicitamente contro la guerra, il regime è costretto ad adottare un approccio più sfumato», commenta su X l’oppositore in esilio a Londra Mikhail Khodorkovskij.
Le donne dei soldati meritano rispetto. Sono la voce che non si può soffocare, ma anche la scintilla che può incendiare. Un rischio che il Cremlino non vuole correre in vista delle presidenziali di marzo a cui Putin dovrebbe ricandidarsi.
Finora le forze di sicurezza si sono limitate a negare il nulla osta a manifestare o a disperdere, il 7 novembre, una sparuta protesta non autorizzata a Mosca. […]
Secondo il media indipendente Vjorstka, il Cremlino avrebbe raccomandato alle autorità regionali di «smorzare le proteste con il denaro» e di effettuare i pagamenti «nel modo più completo, rapido e senza burocrazia». Ma non ci sono stati arresti. La repressione è velata e usa le subdole armi della propaganda.
protesta delle donne russe per riportare a casa i loro mariti al fronte in ucraina
Il presentatore Vladimir Solovjov ha definito Put Domoj «un’attività sovversiva creata da intelligence straniere», l’avvocato Ilja Remeslo «un progetto dei navalnisti», allusione al team dell’oppositore in carcere Aleksej Navalnyj. Sul canale Telegram si sono scatenati i troll ed è comparsa l’etichetta “Fake”, “Falso”. «Un sigillo di qualità», hanno commentato le combattive mogli.
Le loro richieste, però, non vengono esaudite. Il Cremlino è in difficoltà. Nonostante manchino uomini al fronte, vuole scongiurare una seconda mobilitazione. Putin ha aumentato per decreto l’esercito russo di 170mila soldati. Due deputati propongono di aumentare il periodo di leva, mentre la Difesa vuole attenuare i criteri sanitari di idoneità[…]
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