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NON È STATO UN "TRAGICO INCIDENTE": L'ESERCITO ISRAELIANO HA COLPITO DELIBERATAMENTE L’OSPEDALE NASSER - GIORNALISTI, SOCCORRITORI E MEDICI PALESTINESI SONO STATI AMMAZZATI CON LA SUBDOLA TECNICA DEL “DOUBLE TAP”: UN PRIMO COLPO PER FAR ACCORRERE LA GENTE, IL SECONDO PER FARE LA STRAGE - IL PRIMO A MORIRE È STATO IL CAMERAMEN DELLA REUTERS, HOSSAM AL-MASRI: QUANDO GLI ALTRI SONO ARRIVATI SUL POSTO PER PRESTARE SOCCORSO, È PARTITO L’ALTRO COLPO DI CANNONE - LA STRATEGIA È CHIARA: NETANYAHU VIETA ALLA STAMPA DI ENTRARE A GAZA. ELIMINARE CHI RACCONTA SERVE A NASCONDERE COSA STA FACENDO…
Estratto dell'articolo di Fabio Tonacci per www.repubblica.it
benjamin netanyahu - offensiva militare su Gaza City
Il massacro della stampa in mondovisione. […] Giornalisti, soccorritori e medici palestinesi ammazzati con la tecnica militare più subdola, quella del double tap, il doppio proiettile: il primo per far accorrere la gente, il secondo per farne strage. Il filmati registrati da chi era lì, sulle scale esterne dell’ospedale Nasser di Khan Younis, compongono la chiara e incontrovertibile scenografia dell’ennesimo crimine di guerra commesso a Gaza dall’esercito di Israele.
Sono morti in venti, almeno: tra questi 5 erano giornalisti, fotoreporter e cameraman che lavoravano per le testate internazionali Reuters, Al Jazeera, Independent Arabic e Associated Press, 8 erano operatori della Civil defence, la Protezione civile palestinese, 3 erano addetti della security dell’ospedale, 2 erano giovani dottori, un ragazzo e una ragazza.
Hossam al-Masri è stato il primo a morire. Ucciso con la telecamera in mano, come ha vissuto in questi 22 mesi di guerra documentando lo scempio quotidiano di un popolo. Ieri mattina stava facendo una diretta per la Reuters. «Era sulle scale perché è un punto dove il telefonino prende bene il segnale e da lì si ha una visuale sulla città», racconta a Repubblica il dottor Ahmad Al Farra, capo della Pediatria del Nasser.
Il pianerottolo bersagliato era al quarto piano, sulla scalinata esterna. Al Farra, invece, era nel suo ufficio quando ha sentito la prima esplosione verso le 11.20 della mattina. Un colpo di cannone di un carro armato, a cui ne è seguito un altro poco dopo. «Sono andato subito alla scala e c’era il mio collega, il dottor Mohammed Habibi, che penzolava dal parapetto, volevo raggiungerlo. La seconda esplosione è stata talmente potente che ha ucciso un uomo che si trovava a 30 metri di distanza. Fanno fuori i giornalisti perché non vogliono che il mondo sappia ciò che accade a Gaza».
Tre ore più tardi, le Israeli defense forces (Idf) hanno confermato l’attacco, sostenendo che si sia trattato di un errore. Ufficiali militari hanno detto che un carro armato nei pressi del Nasser ha intenzionalmente mirato alla telecamera, «credendo che servisse per monitorare lo spostamento delle nostre truppe». Una versione rigettata anche da alcuni graduati dell’Idf che, in anonimo, hanno riferito ai quotidiani israeliani che quella è una zona notoriamente frequentata dai cronisti e piena di telecamere. Nessuna spiegazione plausibile sul secondo colpo, che ha ucciso altri reporter e i soccorritori andati a recuperare i cadaveri di al-Masri e di un’altra persona.
La dinamica è talmente evidente che persino Netanyahu, per una volta, si è dovuto scusare pubblicamente per un atto che ha definito «tragico incidente». Non poteva fare diversamente, dopo che il suo miglior alleato, Donald Trump, si è detto «non contento
[…] Protesta la Foreign press association, che da 22 mesi chiede il libero accesso alla Striscia di Gaza. «Vogliamo una spiegazione dal governo israeliano per la strage», che porta a 245 (secondo altri conteggi , 193) il numero dei cronisti e operatori uccisi durante la guerra.
giornalisti uccisi nell attacco all'ospedale di nasser a gaza
giornalisti uccisi nell attacco all'ospedale di nasser a gaza
mariam abu daqa
giornalisti uccisi nell attacco all'ospedale di nasser a gaza
MOAZ ABU TAHA
benjamin netanyahu
giornalisti uccisi nell attacco all'ospedale di nasser a gaza
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