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“QUANDO MI HANNO DATO LA NOTIZIA SONO CROLLATO DALL’EMOZIONE” – LE PAROLE DI CHICO FORTI, IL 65ENNE CHE DA 24 ANNI È IN UN CARCERE AMERICANO, DOVE SCONTA UNA CONDANNA ALL'ERGASTOLO PER OMICIDIO – CHE COSA SUCCEDERÀ ADESSO ATTIENE A REGOLE, BUROCRAZIE E ACCORDI INTERNAZIONALI. CI VORRANNO ALCUNE SETTIMANE PRIMA CHE UN VOLO LO PORTI IN ITALIA DOVE DOVREBBE FINIRE IN CARCERE O AI DOMICILIARI PER…

COSA SUCCEDE ORA A CHICO FORTI, FINIRÀ IN CARCERE O AI DOMICILIARI (E QUANDO ARRIVERÀ IN ITALIA)

 

Estratto dell'articolo di Tiziano Grottolo per www.corriere.it

 

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[…] L’iter per il trasferimento di Forti in Italia era stato avviato nel 2020 dopo che il governatore della Florida, il Repubblicano Ron DeSantis, aveva accolto un’istanza basata sulla Convenzione di Strasburgo che era stata presentata dagli avvocati del detenuto trentino. Tuttavia dopo l’annuncio dell’allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio il procedimento sembrava essersi arenato.

 

Ora […] per completare le varie incombenze burocratiche potrebbero volerci «fra le quattro e le sei settimane al massimo». Il primo passaggio prevede il trasferimento del 65enne dal carcere statale vicino a Miami in cui è detenuto a un penitenziario federale. Ciò potrò avvenire su ordine del governatore della Florida DeSantis. Successivamente toccherà al Dipartimento di Giustizia statunitense trasmettere al ministero della Giustizia italiano la sentenza di condanna nei confronti di Forti (che dovrà essere tradotta) e la documentazione relativa al trasferimento.

 

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A sua volta il dicastero presieduto da Nordio dovrà inviare la documentazione alla Corte d’Appello di Trento che dovrà riconoscere la sentenza e metterla in esecuzione. Solo quando saranno espletate queste pratiche sarà possibile organizzare il trasferimento di Forti in Italia. «I miei uffici lavoreranno per ottemperare nel più breve tempo possibile tutti i passaggi tecnici necessari» fa sapere il ministro della Giustizia Carlo Nordio. «Auspichiamo che anche tutti gli altri passaggi, che chiamano in causa tra l’altro le autorità giudiziarie, si possano compiere nel più breve tempo possibile».

 

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Ma cosa succederà quando Forti rientrerà in Italia? Al netto di possibili accordi intergovernativi, il 65enne trentino sarà sottoposto alle regole del sistema italiano. «Ovviamente gli Stati Uniti non fanno parte dell’Unione europea — spiega l’avvocato Roberto Bertuol, presidente della Camera Penale di Trento — per questo il trasferimento di detenuti è regolato da trattati internazionali. Salvo eventuali accordi di cui al momento non possiamo essere a conoscenza, nei confronti di Forti saranno applicate le regole previste dall’ordinamento penitenziario italiano. Ciò significa che avendo già scontato parte della pena potrebbe accedere a determinati benefici».

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[…] Forti potrebbe presentare alla magistratura di sorveglianza delle richieste circa le sue condizioni di detenzione. Al tempo stesso però, dal momento che il processo si è tenuto negli Stati Uniti, non è possibile che a occuparsi della revisione sia una corte italiana. Ad ogni modo l’ex campione di windsurf potrebbe finire di scontare la pena nel carcere di Trento, a Spini di Gardolo. 

 

«In genere i detenuti in arrivo dall’estero atterrano a Roma — osserva Bertuol — perciò è probabile che in un primo momento Forti venga assegnato a un penitenziario nella zona della capitale. La decisione nel merito di un suo possibile trasferimento in una struttura più vicina a casa spetterà al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria».

 

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[…] Non va dimenticato che, almeno sul piano teorico, l’ordinamento italiano è uno dei più avanzati in termini di finalità rieducativa della pena. I condannati all’ergastolo che si dimostrano meritevoli, dopo aver scontato almeno dieci anni, possono ricevere dei permessi premio per uscire dal carcere. Dopo venti, invece, possono accedere alla semilibertà per trascorrere parte del giorno fuori dall’istituto penitenziario per lavorare o partecipare ad attività utili al reinserimento. […]

 

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2. CHICO FORTI E IL RIENTRO IN ITALIA: «SONO CROLLATO DALL'EMOZIONE»

Estratto dell’articolo di Giusi Fasano per il “Corriere della Sera”

 

Quando un anno e mezzo fa vide Chico per la prima volta, Andrea Di Giuseppe gli disse: «Se vuoi mi occuperò del tuo caso ma devi farmi un favore: devi far sparire dal tuo vocabolario la parola “innocente”. Se punti tutto su quello li fai solo incazzare perché per gli Stati Uniti tu non sei innocente. Ci stai?».

chico forti con roberta bruzzone

 

Quello spilungone infilato nella sua divisa azzurra da carcerato non si aspettava una richiesta del genere. Ma ci mise un solo istante a sciogliere il nodo. «Sì, ci sto».

Innocente o non innocente, oggi Enrico Forti — per tutti Chico, classe 1959 — è più vicino all’Italia di quanto lo sia mai stato in questi ultimi 24 anni di detenzione in Florida, a Miami, dove sta scontando una condanna all’ergastolo per omicidio. Due giorni fa, appena ha saputo dalla premier Giorgia Meloni che era stato autorizzato il suo trasferimento nel nostro Paese, ha chiamato in lacrime l’ormai amico Di Giuseppe, che poi è il deputato di FdI eletto nella circoscrizione Nord e Centro America. Lui era a casa accanto alla moglie, Federica.

 

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La chiamata dal carcere «Andrea, Federica ce l’abbiamo fatta! Mi avete salvato la vita» ha farfugliato Chico in viva voce dal carcere. Farfugliato è la parola giusta perché «non era in sé dall’emozione, un vero e proprio stato confusionale», dice il suo interlocutore.

 

[...]

 

Poi il resoconto della telefonata con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni: [...] «L’ho riempita di parole, le ho detto che le sarei stato per sempre grato in qualunque modo fosse andata a finire. Lei mi lascia parlare e alla fine mi dice: il governatore ha appena firmato l’ordine di trasferimento. E lì sono crollato dall’emozione». [...]

 

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