filippo turetta carcere venezia verona

“QUANDO POSSO VEDERE I MIEI GENITORI?” – FILIPPO TURETTA HA PASSATO LA SUA PRIMA NOTTE AL CARCERE DI MONTORIO, A VERONA: AD ATTENDERLO FUORI DALLA PRIGIONE C’ERA UN GRUPPO DI MANIFESTANTI CHE GLI HA URLATO “MALEDETTO” E “MAIALE” – L’ASSASSINO DI GIULIA CECCHETTIN NON HA MAI PARLATO, SE NON PER SAPERE QUANDO POTEVA INCONTRARE MAMMA E PAPÀ. NESSUNO LO HA VISTO PIANGERE, HA AVUTO UN SUSSULTO SOLO QUANDO SI È CHIUSA LA CELLA – ORA SARÀ SORVEGLIATO 24 ORE SU 24, PER EVITARE CHE SI FACCIA DEL MALE (O CHE CI PENSI QUALCHE ALTRO DETENUTO)

 

1. FILIPPO, PRIMA NOTTE IN CARCERE A VERONA “FATEMI VEDERE I MIEI GENITORI”

Estratto dell’articolo di Rosario Di Raimondo per “la Repubblica”

 

l arrivo di filippo turetta a venezia 1

Il carcere è quello di Montorio, più di cinquecento detenuti per 350 posti in una frazione a nord di Verona. Lassù ci sono i Monti Lessini e qui alle 14,30 il cancello si apre a un corteo di macchine dei carabinieri. Un passante capisce ed emette la sua sentenza: «Maledetto».

 

A bordo di una Lancia scura c’è Filippo Turetta, 22 anni a dicembre, accusato di aver ucciso «con ferocia inaudita» l’ex fidanzata Giulia Cecchettin. Tre ore prima era atterrato a Venezia dalla Germania su un Falcon 900 dell’Aeronautica militare, scortato dalle forze di polizia. I tedeschi lo avevano consegnato alle nostre divise con le manette ai polsi e ai piedi.

 

Chi lo vede lo descrive silenzioso, rassegnato, quasi disinteressato. Nessuno lo vede piangere. Ma un agente nota il suo sguardo cambiare quando per la prima volta sente il rumore delle pesanti porte di ferro che si chiudono dietro di lui tra uno sferragliare di chiavi. Ascolta molto, fa poche domande. Tra le prime, questa: «Quando posso vedere i miei genitori?».

 

filippo turetta

Ora cinque agenti della penitenziaria lo accompagnano al primo girone, quello delle perquisizioni. Via l’elastico della tuta, via i lacci delle scarpe. Sono pericolosi prima di tutto per lui, che appena fermato disse: «Ho ucciso la mia ragazza, volevo ammazzarmi ma non ho avuto il coraggio ».

 

Gli chiedono: hai fame? Non mangia, porterà in cella il cestino con i cracker, la crostata e un succo. Gli danno biancheria, vestiti, ciabatte, shampoo, bagnoschiuma, spazzolino, il necessario in attesa che i genitori gli portino il resto.

 

filippo turetta giulia cecchettin

«Quando posso vederli?», chiede, mentre gli operatori gli spiegano le regole sulle visite, i colloqui, le telefonate e «se vuoi puoi andare dal cappellano».

 

[…] Turetta è un detenuto classificato «a grande sorveglianza ». Nessuno può mai perderlo di vista. Potrebbe far male a se stesso o potrebbero pensarci gli altri per le regole non scritte di chi è dentro.

 

[…] Reparto di infermeria, colloquio col medico e con lo psichiatra. Turetta resta qui almeno per i prossimi tre giorni, in un’area isolata dagli altri detenuti, in cella con un compagno che è dentro per reati altrettanto gravi. La sua casa è una piccola stanza: due letti, un tavolo, due sgabelli, un mobiletto, il bagno, niente tv, una finestrella con le grate. Il cibo viene portato in cella. Colazione alle sette e mezza, pranzo alle dodici, cena alle diciotto. L’ora d’aria in un cortiletto ma non quando ci sono i reclusi “comuni”.

 

la macchina di filippo turetta

«Grande sorveglianza» significa che servirà tanta attenzione da parte degli agenti, dei medici, degli infermieri, e anche la scelta di farlo stare con un compagno è dettata dai motivi di sicurezza. Fra qualche giorno può essere trasferito in un reparto protetto, dove vivono sessanta detenuti che devono avere vite separate dalle altre. Nello stesso carcere vive Benno Neumair […]

 

Il professor Giovanni Caruso, avvocato di fiducia di Filippo (ormai l’unico, visto che il legale d’ufficio Emanuele Compagno ha rinunciato all’incarico) […] Dice: «È molto provato, disorientato, anche se con lui sono riuscito ad avere un’interlocuzione accettabilmente comprensibile ed è in condizioni di salute accettabili ».

 

FILIPPO TURETTA

Martedì prossimo la giudice Benedetta Vitolo lo interrogherà. Turetta potrà scegliere di restare in silenzio oppure decidere di rispondere alle domande della gip […]

 

2. SORVEGLIATO A VISTA

Estratto dell’articolo di Monica Serra per “La Stampa”

 

L'attesa è finita: Filippo Turetta è tornato in Italia. «Sorvegliato a vista» in una cella del carcere di Montorio, alla periferia est di Verona. A cento chilometri dalla casa di Giulia. A cento chilometri dal parcheggio dell'asilo di Vigonovo, dalla zona industriale di Fossò, dai luoghi del massacro della sua ex fidanzata, che ha sequestrato e ucciso la sera di sabato 11 novembre.

 

GIULIA CECCHETTIN E FILIPPO TURETTA

[…]  Lo hanno consegnato all'aeroporto di Francoforte le autorità tedesche dopo l'arresto di sabato della scorsa settimana, fermo con la sua Grande Punto nera sulla corsia d'emergenza dell'autostrada Berlino-Monaco. […] Turetta aveva le manette attorno ai polsi, le catene ai piedi, come si usa fare in Germania per i detenuti ritenuti pericolosi o che «potrebbero compiere gesti inconsulti».

 

Misure che sono state subito rimosse dai responsabili dello Scip, il Servizio di cooperazione internazionale della polizia, e dai due carabinieri del comando provinciale di Venezia, che hanno preso parte all'operazione. Per la prima volta, il ventunenne ha guardato negli occhi gli investigatori che in questi quindici giorni hanno indagato su di lui.

Che hanno riannodato i fili della sua vita fino a quella notte e in tutte quelle successive, prima di finire nel carcere prussiano di Halle.

 

Turetta non avrebbe detto nulla. Non una parola per Giulia. Non una parola per la sua famiglia. Tuta e scarpe da ginnastica, un giubbotto blu, la barba incolta. Per i quarantacinque minuti di volo sarebbe rimasto in silenzio, con la rassegnazione sul volto.

la ricostruzione dell aggressione di filippo turetta a giulia cecchettin

 

«Dimesso», quasi come fosse «disinteressato» a ciò che stava accadendo. […] All'ingresso del carcere c'era un gruppetto di persone ad aspettarlo. Non ci sono state urla. Qualcuno ha detto «maledetto», «maiale», puntando il dito contro la macchina prima che si chiudesse il cancello dell'istituto.

 

[…] Nel frattempo, dopo le polemiche per i post sessisti sui social, si è sfilato e ha rinunciato al mandato il primo difensore, Emanuele Compagno, nominato d'ufficio quando Turetta è finito indagato mentre ancora in mezza Italia si cercava il corpo di Giulia. Che proprio lui, nella fuga senza senso, con poche centinaia di euro in tasca, in un'auto ancora sporca di sangue, aveva adagiato in una nicchia nella roccia a Pian delle More.  […]

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