revenge porn prete

REVENGE PORN ALLA VIVA IL PARROCO - UN PRETE BRESCIANO VENIVA RICATTATO DA UN GRUPPO DI CINQUE GIOVANI ROMENI CHE L'AVEVANO INGANNATO E CONVINTO A FARSI MANDARE UN VIDEO HARD: DA QUEL MOMENTO, MINACCIANDO DI DIFFONDERE IL FILMATO, SI ERANO FATTI DARE 150 MILA EURO - CHIESTO IL PROCESSO PER I CINQUE STRANIERI, MA SOLO DUE SONO FINITI IN MANETTE, GLI ALTRI RESTANO LATITANTI...

Beatrice Raspa per www.ilgiorno.it

 

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Processo in vista a Brescia per la banda dei giovani ricattatori hard. Il pm Alessio Bernardi ha chiesto il rinvio a giudizio per i cinque stranieri che avrebbero adescato e taglieggiato un parroco bresciano di 65 anni.

 

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Per loro – solo due sono finiti in manette, gli altri sono latitanti – l’udienza preliminare inizierà il prossimo 2 febbraio. Estorsione e revenge porn sono i reati contestati. Stando a quanto ricostruito dalla Polizia Locale di Brescia e dalla Procura il gruppetto, professionisti dei raggiri dimoranti nel quartiere Malpensata di Bergamo, avrebbe prima circuito, poi adescato e infine ricattato biecamente il sacerdote minacciando di diffondere a tutti i suoi contatti della rubrica telefonica un video osè.

 

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Protagonista del video, proprio la vittima. Un trucchetto che sarebbe costato al don la bellezza di 150 mila euro. L’inchiesta aveva preso avvio nel febbraio 2020 proprio sulla scorta della denuncia del prete, che in preda alla vergogna, ma al tempo stesso in preda alla disperazione, per vie traverse aveva cercato aiuto.

 

Il sacerdote infatti aveva contattato i vigili a suo dire esasperato da alcuni clochard di stanza davanti alla sua chiesa, troppo insistenti con le richieste di elemosina e ingordi nonostante li avesse già sovvenzionati.

 

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Approfondendo la vicenda, gli investigatori hanno scoperto una retroscena di altro sapore: il don era sotto scacco di alcuni ricattatori che maneggiavano come un’arma un video hard, forse creato di proposito per ricattarlo, rimbalzato tra i telefoni di una serie di ragazzi romeni tra i 20 e i 25 anni e pronto a prendere il volo per gli smartphone della comunità.

 

Dopo averlo avvicinato con la scusa della mancanza di lavoro e dell’estrema povertà, i truffatori erano riusciti a entrare in intimità con lui approfittando della sua debolezza e ben presto avevano iniziato a taglieggiarlo.

 

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Prima avanzando richieste di poche migliaia di euro. Poi di cifre sempre più consistenti. Da alcune intercettazioni – agli atti ci sono numerose conversazioni e telefonate via Whatsapp –, anche di 40 mila euro a volta.

 

Lo scorso febbraio la Locale ha arrestato in flagranza un 21enne nell’ambito di una consegna controllata di 3 mila euro. Il 21 aprile invece un altro ventenne era stato bloccato a Trieste mentre rientrava dalla Romania. Gli altri furbetti invece sono tuttora irreperibili.