GIOCHI SPORCHI – RIO PEGGIO DI UNA FOGNA: UN CANE MORTO, TOPI, RIFIUTI E LIQUAMI NELLA BAIA DELLE REGATE OLIMPICHE: “IMPOSSIBILE RIPULIRE” - VELISTI IN RIVOLTA: “COSA CI SUCCEDE SE CADIAMO IN ACQUA?”

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Stefano Mancini per “La Stampa

 

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Dallo smog di Pechino alla baia- discarica di Rio de Janeiro. Olimpiadi che vai, inquinamento che trovi. Cambia l’elemento, dall’aria all’acqua, resta il problema di fondo: gli atleti si lamentano e le autorità si accorgono un po’ prima della scadenza che è tardi per intervenire.

 

Sono stati i velisti da ieri impegnati in un test event a denunciare l’impraticabilità della Baia di Guanabara, sede delle regate olimpiche di Rio 2016: in questo tratto di mare confluisce senza filtri il 70 per cento delle fognature dei oltre 10 milioni di individui. Sciolto in quel liquame si trova di tutto, e non occorre entrare nei dettagli. Ma oltre all’odore nauseabondo, agli atleti non sono piaciuti i corpi solidi che galleggiano un po’ ovunque: carcasse di animali, elettrodomestici, materassi, mobili, sedie, sacchetti, bottiglie e immondizia di ogni genere.

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Il campione olimpico australiano Nathan Outteridge ha postato su twitter la foto di un cane morto. «Ma ho visto anche ratti e topi - racconta -. Ho preso uno spruzzo d’acqua su una gamba e adesso continuo a grattarmi». Altri hanno lamentato danni alle barche, nessuno vuole nemmeno immaginare che cosa succederebbe nel caso di ingestione accidentale di qualche goccia d’acqua o, peggio, se un’imbarcazione si rovesciasse.

 

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«È un campo di regata insidioso, dobbiamo prepararci qui per impararlo bene», dice il ct australiano Victor Kovalenko. Anche l’Italia partecipa: nelle acque (si fa per dire) di Rio ci sono gli azzurri Flavia Tartaglini, Laura Linares, Marcantonio Baglione, Francesco Marrai e Giorgio Poggi.

 

Soluzioni? Il governo brasiliano ha messo in acqua sette «eco-barche» a rastrellare il pattume e nove barriere anti-immondizia per arginare il flusso di sporcizia. Il sottosegretario all’Ambiente, Carlos Francisco Portinho, ha ammesso che con le risorse attuali servirebbe un decennio per abbattere l’inquinamento sotto i limiti di legge. In una lettera riservata al ministro dello Sport Aldo Rebelo, Portinho chiede 70 milioni di dollari per costruire due nuovi depuratori: «In questo modo ridurremmo l’inquinamento di oltre il 50 per cento».

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Troppo poco e troppo tardi per gli standard olimpici. Otto anni fa a Pechino le autorità cinesi bloccarono il traffico privato per migliorare la qualità dell’aria. Nessuna misura altrettanto drastica è immaginabile per ridurre il flusso di liquami. Restano le rassicurazioni del sindaco Eduardo Paes: «Le regate si disputeranno nella parte meno inquinata della baia, gli atleti non correranno rischi».