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Estratto dell’articolo di Francesco Grignetti per “La Stampa”
CARCERE MINORILE BECCARIA DI MILANO
Un sistema in affanno, sull'orlo della crisi di nervi. Così appare il mondo degli istituti per detenuti minori. E anche se quanto emerge dal "Beccaria" di Milano pare un incredibile e inaccettabile caso isolato, le tensioni nei 17 istituti penali per minorenni fanno temere il peggio.
Intanto i numeri: sono circa 14.000 giovani in carico ai servizi della giustizia minorile, di questi però appena il 3%, pari a 426 unità sono detenuti. È una proporzione che fa onore alla giustizia minorile italiana. Il carcere qui è davvero l'extrema ratio.
Le cose stanno cambiando, però. Dopo l'entrata in vigore del decreto Caivano, del settembre 2023, voluto dal governo Meloni a seguito dell'orribile storia di violenze sessuali subite da due ragazzine nell'hinterland napoletano ad opera di un gruppo di coetanei, anche per la giustizia minorile è arrivato il momento della severità.
CARCERE MINORILE BECCARIA DI MILANO
Legge e ordine, ricordate? Così, con qualche leggero ritocco alla procedura penale, per i minori è diventato più facile finire dentro e più difficile uscirne. Risultato: i detenuti aumentano al ritmo di 30 al mese, saranno 360 in più in un anno.
In pratica i numeri raddoppiano, ma non così le celle o gli istituti, o gli educatori, o gli agenti di polizia penitenziaria. Perciò segue la classica spirale di sovraffollamento, minori attenzioni, più rabbia e più episodi di violenza, liti, anche aggressioni al personale e danneggiamenti, quindi più provvedimenti disciplinari e nuovi reati. […]
La giustizia minorile, c'è da dire, non poteva restare indenne dall'impatto della violenza tra i giovanissimi. Che siano atti di bullismo, o risse, o rapine a coetanei, o perfino violenze sessuali, la polizia segnala che queste baby-gang sono un fenomeno in forte crescita. Ma il termine forse è fuorviante: per baby-gang si intendono piccole aggregazioni di adolescenti, di 3-4 persone, molto volatili. Il dramma è che con la forza del branco ricorrono subito alla violenza.
I sindacati della polizia penitenziaria insistono molto che è stato un errore mescolare minorenni con giovani adulti. Dal 2014 infatti, a discrezione della magistratura di sorveglianza, è possibile che un ex possa restare nell'istituto per minori fino a 25 anni (prima fino a 21).
Così nel febbraio 2024, soltanto il 60% dei giovani detenuti aveva meno di 18 anni. E se per molti di loro questo passaggio prolungato nell'istituto minorile è stato salvifico, non è provato che tutti questi giovani adulti mescolati ai minori abbiano fatto del bene al sistema.
Infine il colpo d'occhio della popolazione detenuta secondo la rilevazione di Antigone del febbraio scorso. Nisida, l'istituto divenuto ormai celebre per il romanzo e la fiction "Mare fuori": 39 italiani, 16 stranieri. Milano: 26 italiani e 46 stranieri (di cui 32 stranieri non accompagnati). Roma: 43 maschi, quelli di origine straniera sono 23 (di cui 15 stranieri non accompagnati). Sta cambiando la popolazione detenuta, insomma. […]
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