DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Andrea Ossino per “la Repubblica - Edizione Roma”
Labbra spaccate, ferite, contusioni, abrasioni ed escoriazioni hanno già testimoniato il pestaggio avvenuto lo scorso 9 giugno, quando cinque adolescenti hanno denunciato di essere stati aggrediti da alcuni poliziotti con "alito vinoso". Le indagini della procura di Roma hanno fatto il resto. E adesso i nomi di tre agenti sono stati iscritti sul registro degli indagati. "Abuso d'ufficio" e "lesioni", sono i reati che il sostituto procuratore Carlo Villani ha ipotizzato dopo aver ricevuto l'informativa stilata dagli agenti della squadra mobile.
Fondamentale per individuare gli agenti sarebbe stato il video girato da una delle vittime e anche la testimonianza di un quarto poliziotto: presente sul posto al momento dei fatti, non sarebbe intervenuto e successivamente avrebbe praticamente confermato il racconto che le vittime avevano già consegnato agli agenti del commissariato Aurelio.
«Stavamo percorrendo a piedi circonvallazione Cornelia in direzione di piazza della Salle dove c'è un Mc Donald's» , avevano detto i ragazzi spiegando di aver incontrato due volanti della polizia non appena erano « giunti all'altezza di via Giambattista Pagano». L'identikit fornito dai ragazzi è stato preciso: «Uno di corporatura esile e calvo, un altro con la barba incolta e capelli scuri di media lunghezza e accento partenopeo, il terzo con barba corta brizzolata e capelli molto corti e il quarto di corporatura robusta con indosso occhiali da vista».
I quattro agenti li avrebbero aggrediti "senza alcun motivo", sostengono le vittime. «Ve ne dovete andare affanculo sennò ve piamo a pizze», avrebbero urlato gli agenti iniziando a sferrare schiaffi e strappando dalle mani di un ragazzino il cellulare con cui la vittima avrebbe voluto chiamare i genitori: «lo ha gettato in terra e lo ha schiacciato con il piede » , aveva raccontato il minorenne.
Braccia dietro la schiena, gomiti girati, schiaffi al volto, cuffie che volano in aria, aliti vinosi e teste rivolte «sul cofano della vettura di servizio con il viso spinto sullo stesso in quanto preso con fermezza da dietro, all'altezza del collo». Un racconto che mal si addice agli uomini in divisa, che comunque presto potrebbero essere chiamati per fornire la loro versione dei fatti.
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