DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
Estratto dell’articolo di Andrea Ossino per “la Repubblica – Roma”
Ha approfittato delle fragilità di una ragazza di 15 anni per carpire la sua fiducia, isolandola dalla famiglia, convincendola a evitare gli amici e costringendola ad interminabili videochiamate attraverso le quali controllava che la vittima non uscisse da quella cameretta in cui subdolamente era stata reclusa.
«Non ho mai toccato quella ragazza. Al massimo l’ho aiutata» ha urlato l’indagato nel tentativo di spiegare al giudice la sua innocenza. Uno sforzo inutile, visto che la procura di Roma ha chiesto e ottenuto il processo per il sessantunenne accusato di violenza sessuale su minore e detenzione di materiale pedopornografico, ovvero le foto che ritraggono vittima in pose che mal si addicono alla sua giovane età.
«Non è lei in quelle immagini», ha ribattuto l’indagato, falegname per professione e cantante per diletto. È grazie alla comune passione per la musica che la ragazza, nata nel 2005, ha conosciuto l’uomo, 59anni all’epoca dei fatti.
Durante la cena finale del corso di canto, nel 2021, l’indagato ha iniziato a stringere un legame con la vittima. Poi, secondo l’accusa, l’ha convinta a frequentarlo, a vedere il meno possibile i suoi genitori ed evitare anche gli amici.
Non è stato difficile per l’uomo realizzare il suo scopo. Ha approfittato delle debolezze di una ragazzina, «della sua intensa labilità emotiva e dei disturbi relazionali compatibili con sindrome da stress post traumatica conseguente a precedenti abusi sessuali denunciati», spiega l’accusa ricordando l’epilogo della vicenda: «induceva la minorenne a subire atti sessuali in quattro occasioni».
In falegnameria, in un luogo appartato o nella sua abitazione. È lungo l’elenco delle violenze compiute nell’estate del 2021 ai danni della ragazzina. […]
La ragazzina infatti dopo aver trascorso le sue giornate con l’uomo, 45 anni più grande di lei, quando tornava a casa si chiudeva in camera, e veniva controllata attraverso videochiamate da quell’individuo che voleva isolarla, mentre i familiari erano costretti a lasciarle la cena dietro la porta, in un vassoio. […]
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