L'AUTOSTRADA PER L'INFERNO? TRUFFARE LE PERSONE SBAGLIATE - I RUSSI ROMAN NOVAK E LA MOGLIE ANNA SONO STATI UCCISI E FATTI A PEZZI NEL DESERTO DEGLI EMIRATI ARABI DOPO CHE L’UOMO HA FREGATO ALCUNI IMPRENDITORI ASIATICI E MEDIORIENTALI – NOVAK, CHE ERA GIÀ STATO IN PRIGIONE IN PATRIA CON L’ACCUSA DI FRODE, SI ERA TRASFERITO A DUBAI (SOPRANNOMINATA "DUBAIGRAD" PER LA FORTE PRESENZA DI RUSSI) DOVE, NEL 2023, AVEVA FONDATO UNA SOCIETÀ DI CRIPTOVALUTE - L'UOMO PROMETTEVA IMPORTANTI GUADAGNI AI SUOI CLIENTI....MA IN REALTÀ ERA AL VERDE - IL SUO ULTIMO MESSAGGIO A UN AMICO, A CUI CHIEDE 200 MILA DOLLARI - SETTE LE PERSONE IN MANETTE PER IL DUPLICE OMICIDIO...

DALLE CRIPTO...ALLA CRIPTA! - ROMAN NOVAK, RUSSO CHE AVEVA ORGANIZZATO UNA TRUFFA CON LE CRIPTOVALUTE, E SUA MOGLIE ANNA SONO STATI SEQUESTRATI, UCCISI E FATTI A PEZZI NEGLI EMIRATI ARABI UNITI - I RESPONSABILI DEL DUPLICE OMICIDIO SONO STATI ARRESTATI IN RUSSIA: SI TRATTA DI DUE SOLDATI, REDUCI DAL CONFLITTO IN UCRAINA, E UN EX POLIZIOTTO - IL MOVENTE POTREBBE ESSERE LA RABBIA DI QUALCHE BUSINESSMAN A CUI NOVAK, CHE OPERAVA IN ASIA E MEDIO ORIENTE, PROMETTEVA GUADAGNI (MAI REALIZZATI) GRAZIE ALLE CRIPTOVALUTE...

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Estratto dell’articolo di Guido Olimpio per il “Corriere della Sera”

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Dubai è la città che sorprende, stupisce, che attira capitali. Ma i suoi grattacieli e le «residenze» sontuose possono nascondere trappole letali. Lo racconta la fine tragica di Roman Novak e della moglie Anna. Due russi rapiti e fatti a pezzi, poi sepolti nel deserto degli Emirati Arabi. Hanno venduto «ricchezza» (finta), truffato il prossimo e sono diventati alla fine le vittime di una gang che rivoleva un tesoretto di criptovalute.

L’esistenza sopra le righe della coppia inizia nel 2020 quando Roman finisce in galera in Russia: è stato accusato di aver frodato dei clienti, un giro di milioni di dollari. Per questo si becca una condanna di sette anni. Però ne sconta meno, nel 2023 torna libero e si trasferisce, insieme alla compagna e ai figli, negli Emirati in quella che ormai è stata ribattezzata Dubaigrad. Sono migliaia i russi arrivati sulle sponde del Golfo: oligarchi, imprenditori, influencer, ristoratori e venditori di sogni, o meglio, di fuffa.

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Per i Novak è un nuovo inizio ma la pratica è quella vecchia. Lui ha fondato una società, gestisce criptovalute, millanta rapporti con personaggi famosi e sceicchi, ostenta la bella vita sui social. Specchietti per le allodole, luci abbaglianti, ami per i gonzi. Che abboccano.

Sono molti i clienti dall’Asia al Medio Oriente che investono nella compagnia convinti di ottenere buoni guadagni. Non è così, perché Roman non è in grado di fare fronte alle richieste. Ed ecco che appaiono dei nuovi «investitori», sono russi come lui, sono pronti a concludere affari. Almeno così la raccontano.

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Novak e la moglie raggiungono in auto la zona di Hatta, a sud est di Dubai, poi proseguono il viaggio con una seconda vettura a noleggio, devono incontrare i «contatti». È la fine. Sono tenuti prigionieri da persone arrivate per recuperare il denaro: solo che Novak è al verde. In un messaggio disperato a un amico sostiene di essere bloccato tra i monti dell’Oman e aggiunge che gli servono subito 200 mila dollari. Poi scende il silenzio.

[…] Il giallo è risolto con il ritrovamento dei resti a Fujairah — uno degli Emirati — e con il successivo arresto dei presunti colpevoli in Russia dove si erano rifugiati. Almeno sette in manette. Tra loro due soldati reduci del conflitto in Ucraina e un ex poliziotto diventato trafficante di droga.

In una villa sono rinvenute tracce di sangue, abiti, alcuni coltelli. È la scena del crimine, tanti gli indizi e le prove. È stretta la collaborazione tra le autorità emiratine e quelle russe, non è certo la prima volta che cooperano. Intanto i genitori di Anna si prendono cura dei nipoti, rimasti orfani.

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Il caso descrive l’altro volto di Dubai, fatto di spie, fuggitivi, imbroglioni e di una schiera incredibile di boss della droga, proprietari di appartamenti anche nei palazzi più celebri. Ogni tanto ne prendono qualcuno, lo estradano nei Paesi d’origine ma ne restano altrettanti. Liberi e abbronzati.

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