DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Estratto dell’articolo di Maurizio Bonassina per il “Corriere della Sera”
Non c'è neanche bisogno di apparecchiare la tavola: la pizza, da sola, fa «coperto» e allegria. Dopo viene tutto da sé.
Certo, la ricetta originale va tenuta in conto. Tra un boccone e l'altro, masticando storia e leggende, pochi pensano alle origini di quel piatto povero diventato re del mondo. Ma chi sa raccontarlo lo fa con sapienza e colore: Storia della pizza. Da Napoli a Hollywood (il Saggiatore) è scritto da Luca Cesari che di cultura della cucina sa molto.
libro Storia della pizza. Da Napoli a Hollywood luca cesari
Giornalista e scrittore, storico della gastronomia, Cesari, in queste pagine, parte dall'origine dello sfizioso piatto che ha matrice napoletana e, umile di nascita, accredita poi i suoi ingredienti oltre confine guadagnandosi il podio. Il cibo più amato al mondo fattura, oggi, più di duecento miliardi di dollari all'anno. E se i primi segni dell'esistenza della pietanza risalgono alla fine del Seicento quando un pizzaiolo partenopeo entra in scena in una sacra rappresentazione natalizia, è nell'Ottocento che la preparazione gastronomica comincia a far vetrina: è un pane schiacciato, cotto al forno, aglio e olio di condimento con in più, quando va bene, qualche pesciolino del golfo a fare scena.
La pizza, ai tempi, è però indigesta e ben poco apprezzata, tanto da essere considerata una soluzione «sfamapopolo». Poi la pizza si mette in viaggio, insieme agli emigranti, e approda in America. Lì cresce, «studia», si fa un nome. È dagli Stati Uniti, infatti, che ritorna a Napoli vittoriosa, lievitata, con il gusto che la renderà sovrana.
VENDITORE DI PIZZA GAETANO DURA napoli
Ma allora quale carta d'identità ha questa pizza? Ha un doppio passaporto, sembra dire l'autore raccontando i viaggi di andata e ritorno tra la città partenopea e New York. Il brevetto è nostro — racconta Cesari — ma la laurea è tutta d'oltreoceano.
[…] Una paternità che rimane italiana e napoletana: questo è sicuro. Oggi, a Napoli, è bene ricordarlo, si contano 8.200 pizzerie. Nel 1901 erano solo 127.
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