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SALMA, MA POCO SANGUE FREDDO – IN SICILIA DUE CITTÀ SONO IN GUERRA PER IL CORPO DI ROSARIO LIVATINO, IL GIUDICE UCCISO DALLA MAFIA CHE PRESTO SARÀ BEATO: AGRIGENTO HA RECLAMATO LA SALMA, PARLANDO DI “MAGGIORE VISIBILITÀ ALLA SUA MEMORIA”, MA CANICATTÌ, IL PAESINO DOVE LIVATINO RIPOSA NELLA CAPPELLA DI FAMIGLIA, INSORGE. E IL PARROCO DEL PAESE RIVELA LE PAROLE DI…
Fabio Albanese per “la Stampa”
La salma del giudice Rosario Livatino, ucciso dai sicari della cosca mafiosa della Stidda il 21 settembre del 1990 sulla strada che dal suo paese, Canicattì, conduceva ad Agrigento, riposa nella cappella di famiglia assieme a quelle dei suoi amati genitori Vincenzo e Rosalia. Ma non potrà restarci a lungo. Tra qualche mese il giudice Livatino verrà beatificato, come annunciato in dicembre dal Vaticano, perché ucciso «in odium fidei». E un beato non può restare in una cappella del cimitero. Questo a Canicattì - a metà strada tra Caltanissetta e Agrigento, dove il giudice viveva in una casa del centro che adesso si vorrebbe acquisire per farne un piccolo museo - ha subito trasformato la gioia per la beatificazione in preoccupazione per il possibile trasferimento.
Perché l' ipotesi è che le spoglie del giudice Livatino, uno dei due magistrati di Canicattì assieme ad Antonino Saetta uccisi in quegli anni dalle cosche per il loro impegno antimafia, vengano portate ad Agrigento, la città sede dell' Arcidiocesi e del palazzo di giustizia in cui lavorava.
Le sole voci di una simile eventualità hanno messo in subbuglio il paese; le associazioni che da sempre si occupano di coltivare la memoria del giudice sono subito insorte. Lo stesso ha fatto don Giuseppe Livatino, solo omonimo e tra i primi a occuparsi del processo di beatificazione, che ha rivelato un particolare che gli avrebbe riferito, prima di morire, Vincenzo Livatino, il papà del neo-beato, secondo cui il luogo giusto dove trasferire la salma del figlio avrebbe dovuto essere la chiesa di San Domenico, quella vicino casa che il religioso giudice frequentò sin da ragazzo.
omicidio rosario livatino sul corriere della sera
Della vicenda si è occupato anche il Consiglio comunale di Canicattì, il quale ha votato all' unanimità una mozione che bolla come «inaccettabile» l' ipotesi e impegna il sindaco a opporsi in ogni modo alla traslazione fuori dal paese. «La salma deve rimanere qui», ha assicurato il primo cittadino, Ettore Di Ventura, e il presidente del Consiglio comunale, Alberto Tedesco, sottolinea «l' univoca, ferma e granitica volontà della città che le spoglie mortali del giudice siano custodite nella sua Canicattì».
In Consiglio è però arrivata una lettera dell' arcivescovo di Agrigento, il cardinale Francesco Montenegro appena guarito dal Covid, il quale spiega che il trasferimento del giudice Livatino nella cattedrale di Agrigento «garantirebbe alla sua memoria una maggiore visibilità non solo logistica ma anche simbolica» e che, inoltre, la chiesa di San Domenico non è dell' Arcidiocesi ma appartiene ormai allo Stato. La beatificazione avverrà ad Agrigento nella prossima primavera. Dove riposeranno le spoglie del giudice sarà, però, questione che promette di durare a lungo.
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