occhio bionico

GRAZIE, SCIENZA! – UN TEAM DI RICERCATORI HA IDEATO UNA PROTESI PER CONTRASTARE LA DEGENERAZIONE MACULARE, LA PRINCIPALE CAUSA DI CECITÀ NEGLI OVER 60 – SI TRATTA DI UN MICROCHIP, DA IMPIANTARE SOTTO LA RETINA, ABBINATO A DEGLI OCCHIALI HI-TECH, CHE RIPRENDE CONTINUAMENTE CIÒ CHE SI TROVA DAVANTI AGLI OCCHI ED ELABORA LE IMMAGINI IN TEMPO REALE – IL DISPOSITIVO PUÒ CONSENTIRE AI PAZIENTI DI RICONOSCERE LETTERE, NUMERI E PAROLE A UN ANNO DALL’INTERVENTO…

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Estratto dell’articolo di Gemma Argento per www.open.online

 

degenerazione maculare

La perdita irreversibile della vista è una delle conseguenze più diffuse e meno raccontate dell’invecchiamento della popolazione. Secondo le stime internazionali, oltre 5 milioni di persone nel mondo convivono con forme avanzate di degenerazione maculare legata all’età, la principale causa di cecità negli over 60.

 

Una condizione che non compromette la visione periferica, ma distrugge progressivamente la macula, la regione centrale della retina responsabile della visione fine e dettagliata. […] Per questi pazienti, finora, le terapie disponibili hanno potuto rallentare la progressione della malattia o offrire strategie di compensazione, senza riuscire a restituire la funzione visiva perduta.

 

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IL NUOVO STUDIO

In questo contesto si inseriscono i risultati di uno studio clinico internazionale che suggeriscono un possibile cambio di paradigma: una protesi oculare ha permesso a oltre l’80% dei pazienti con degenerazione maculare atrofica di ottenere un miglioramento clinicamente significativo dell’acuità visiva.

 

Lo studio, pubblicato sul New England Journal of Medicine, mostra che un impianto subretinico wireless, abbinato a un sistema di occhiali ad alta tecnologia, può andare oltre la semplice percezione della luce e consentire, in alcuni casi, di riconoscere lettere, numeri e parole a un anno dall’intervento.

 

[…] DENTRO IL FUNZIONAMENTO DELLA NUOVA TECNICA SPERIMENTALE

Il cuore dello studio è il funzionamento del sistema PRIMA, una tecnologia sperimentale pensata per aggirare il danno causato dalla degenerazione maculare atrofica, e cioè quando la macula – piccola ma fondamentale area centrale della retina – non è più in grado di svolgere il suo compito. […]

degenerazione maculare

 

Nella forma atrofica dell’AMD (Age-related Macular Degeneration), questa regione va incontro a una lenta ma progressiva perdita delle cellule sensibili alla luce. Il risultato non è una cecità totale, ma una sorta di “macchia” centrale che rende impossibili le attività visive più precise, mentre la visione laterale resta in gran parte intatta.

 

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Il sistema PRIMA è stato progettato per sfruttare proprio ciò che la malattia non distrugge completamente. Anche quando i fotorecettori della macula sono persi, infatti, una parte delle cellule nervose più profonde della retina rimane funzionante e continua a poter trasmettere segnali al cervello.

 

COME FUNZIONA L’INTERVENTO

Durante l’intervento chirurgico, i medici inseriscono sotto la retina un microchip di pochi millimetri, estremamente sottile, posizionato nella zona in cui la visione centrale è venuta meno. Questo impianto non contiene batterie né cavi e non è collegato direttamente all’esterno: resta passivo finché non riceve uno stimolo luminoso specifico.

 

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A entrare in gioco è allora il secondo elemento del sistema. Dopo l’intervento, il paziente indossa un paio di occhiali che all’apparenza possono sembrare comuni ma che in realtà funzionano come un vero e proprio intermediario visivo. Una microcamera integrata negli occhiali riprende continuamente ciò che si trova davanti agli occhi.

 

Le immagini vengono inviate a un piccolo computer che le elabora in tempo reale: vengono ingrandite, semplificate, rese più contrastate e adattate alle capacità residue della retina. Solo a questo punto il segnale visivo viene trasformato in un fascio di luce nel vicino infrarosso, invisibile all’occhio umano.

 

Questo fascio viene poi proiettato direttamente sulla retina e colpisce il microchip impiantato sotto di essa. L’impianto utilizza l’energia della luce per attivarsi e trasformare il segnale luminoso in impulsi elettrici. A loro volta, questi impulsi stimolano le cellule nervose ancora presenti nella retina, che inviano l’informazione al cervello lungo le vie visive naturali. Un processo che avviene interamente senza fili e sfrutta meccanismi già esistenti nel sistema visivo, anziché sostituirli.

 

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Il risultato ottenuto, per ora, non è una visione identica a quella naturale, ma una forma di visione centrale artificiale che è in grado di sovrapporsi alla vista periferica rimasta intatta. Proprio questa integrazione rende possibile il recupero di funzioni come la lettura di lettere e parole, senza interferire con la capacità di orientarsi nello spazio. Una soluzione che non guarisce la degenerazione maculare ma prova a ricostruire un canale visivo laddove la malattia aveva lasciato un vuoto. […]