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SCROCCONI A NOZZE – BANCHETTO A SBAFO PER DUE SPOSINI SALENTINI CHE, DOPO AVER FESTEGGIATO IL LORO MATRIMONIO IN UNA VILLA DEL ‘700, SONO SCOMPARSI SENZA SALDARE IL CONTO DI 13MILA EURO: DURANTE IL BANCHETTO LO SPOSO SI ERA LAMENTATO DIVERSE VOLTE DEL SERVIZIO E, DOPO IL PERNOTTAMENTO, I DUE HANNO PAGATO SOLO 1.900 EURO CON LA GARANZIA DI TORNARE – MA UN MESE DOPO…
Il ricevimento di nozze e poi la fuga, senza pagare il conto. La vicenda è finita nella denuncia depositata dal titolare di Villa Vergine, antica dimora settecentesca alle porte di Cutrofiano, nel Salento. Il banchetto di matrimonio, al quale è seguito il pernottamento nella suite della villa, è finito con un conto da saldare di 13mila euro rimasto inevaso perché M.S., lui e F.S., lei, sposini di 38 e 35 anni, non si sono più fatti vivi: ora dovranno rendere conto del loro comportamento davanti alle autorità giudiziarie.
Il giudice per le indagini preliminari Marcello Rizzo ha infatti disposto un decreto di citazione a giudizio nei confronti della coppia, accusata di insolvenza fraudolenta dopo l’opposizione ad un decreto penale di condanna. Il processo si aprirà il prossimo 2 luglio davanti alla giudice Silvia Saracino.
Tutto è cominciato con il deposito dell'esposto firmato dal titolare di Villa Vergine, rappresentato dall'avvocato Francesco Vergine. Nel documento, l'imprenditore ricostruiva quanto accaduto a settembre del 2016, quando la coppia di promessi sposi ha firmato l'accordo - pagando mille euro di acconto - per celebrare i fiori d'arancio il 17 dicembre successivo proprio là, nella dimora del '700.
Tutto è stabilito in ogni dettaglio, come si conviene per un giorno così importante: numero degli ospiti, menu e via dicendo. Nel corso della serata, lo sposo ha fatto diverse rimostranze, lamentando che il servizio fosse partito nonostante mancassero all'appello ancora dieci ospiti. Gli stessi che, giorni prima, gli stessi sposi avevano cercato di depennare dalla lista degli invitati chiedendo ripetutamente una modifica agli organizzatori della cerimonia.
La mattina dopo, gli sposini avrebbero pagato altri 1.900 euro, congedandosi con la garanzia che sarebbero tornati a saldare il conto. Ma dopo quel saluto, si sarebbero resi irreperibili, ricomparendo un mese più tardi con una lettera, stavolta scritta da un avvocato. Nella missiva si lamentavano una serie di inottemperanze agli accordi presi per organizzare le nozze. Da qui la decisione del titolare di Villa Vergine di denunciare i due, difesi rispettivamente dagli avvocati Davide Micaletto e Luca Puce.
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