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Luigi Grassia per la Stampa
Domanda da un milione di dollari: che cosa ci rende umani e ci distingue dagli animali? Qualcuno risponderà: «Niente».
Ma chiunque prenda sul serio la domanda e la risposta converrà che almeno una delle caratteristiche distintive dell' essere umano è la capacità di parlare. C' è una zona grigia, però; la scienza documenta il caso del pappagallo Alex che sapeva pronunciare più di 100 parole, mentre le scimmie, che dal punto di vista evolutivo sono vicine a noi molto più dei pappagalli, fanno solo vocalizzi bestiali. E ancora a proposito di evoluzione: quale nostro antenato ha smesso di essere una scimmia e ha cominciato a diventare umano?
La domanda non è retorica e attende una risposta concreta. Di recente, sulla base di prove fossili, è stata negata la capacità di parlare di quella specie di uomo-scimmia che era l' Homo erectus. Si legga a questo riguardo «Il ragazzo del fiume» di Alan Walker e Pat Shipman.
Ma il dibattito è aperto da un paio di secoli. Secondo Darwin, le scimmie non sanno parlare non perché il loro apparato anatomico non sia adeguato, ma solo perché non è sostenuto da un cervello capace di elaborare i suoni.
E adesso uno studio pubblicato su «Nature» porta acqua al mulino di Darwin. Il capo del team di ricercatori, William Tecumseh Sherman Fitch, dice addirittura, con vis polemica: «I paleontologi che esaminano i fossili sprecano il loro tempo, cercando di capire da quei reperti se i nostri antenati erano in grado di parlare, perché tutti i primati possono farlo, da milioni di anni». E Sherman ritiene di averlo dimostrato con un esperimento su un macaco, che è una scimmia molto primitiva e con un cervello molto piccolo.
Sherman (discendente del famoso generale della guerra di Secessione) è un biologo evoluzionista dell' università di Vienna: ha condotto l' esperimento con un neuroscienziato di Princeton, Asif Ghazanfar.
I due hanno ripreso ai raggi X il macaco, di nome Emiliano, mentre mangiava, sbadigliava, faceva schioccare le labbra ed emetteva una gran varietà di vocalizzazioni. Hanno così individuato 99 configurazioni della corde vocali di Emiliano, poi hanno ricostruito al computer un modello dei suoni che la scimmia è in grado di emettere in base alla sua anatomia.
È emerso che il macaco è capace di pronunciare tutte le cinque vocali e le consonanti.
Compiendo un passo ulteriore, suggestivo ma anche un po' inquietante, i due scienziati hanno realizzato la traccia audio di come suonerebbe la domanda «will you marry me?» («vuoi sposarmi?») sulle labbra del macaco, se il suo cervello fosse in grado di guidare a quel fine le corde vocali, i muscoli della bocca, la lingua eccetera. Risultato: la frase, pronunciata da questo Emiliano virtuale, suona sgraziata ma comprensibile.
Sherman ne deduce che «l' apparato anatomico del macaco sarebbe perfettamente in grado di parlare, se ci fosse a guidarlo un cervello umano».
Sottolinea che il macaco è una scimmia molto primitiva, i cui antenati comuni con molte altre scimmie, e con l' uomo, risalgono a decine di milioni di anni fa, e ne deduce che praticamente tutte le scimmie sono in grado di parlare, dal punto di vista anatomico.
È una deduzione logica? Abbiamo qualche dubbio. Nel corso dell' evoluzione certe abilità si possono acquisire, ma anche perdere.
Gli struzzi prima hanno imparato a volare, ma poi hanno disimparato. Se i macachi sono in grado di parlare, non è detto che fossero in grado di farlo anche i più evoluti Homo erectus. Ma per quanto riguarda il macaco Emiliano, lo studio di Sherman e Ghazanfar sembra ineccepibile. E di certo è suggestivo.
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