DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
Matteo Persivale per il “Corriere della Sera”
A chi c'era negli anni Ottanta ricorda le Go-Go' s, ragazze rock della New Wave californiana, quelle di «We got the beat», forse l'occasionale cotonatura può evocare le inglesi Bananarama, ma è indubbio che per il carisma e soprattutto i look variopinti la senatrice dell'Arizona Kyrsten Sinema ha portato una inattesa ventata rock nell'augusta aula del Senato americano popolato generalmente da uomini spesso in età pensionabile e dal carisma non sempre percettibile.
Gli abiti di pizzo nero attillati, la stessa pettinatura platinata di Marilyn, le parrucche lavanda, rosa shocking, turchesi, i corpetti bianchi aderenti smanicati, le gonne floreali, i micidiali «go-go boots» mai visti prima sul palcoscenico della politica di Washington perché nell'immaginario americano vengono generalmente collegati alle spogliarelliste, non sono una novità - nel 2013, neoeletta alla Camera, venne nominata da Elle «la deputata più multicolore» - ma il problema è che fino a gennaio di quest' anno Sinema non aveva in mano il destino legislativo di una presidenza.
Prima di fondare con il collega Joe Manchin (West Virginia) il duetto recalcitrante alla disciplina di partito che sta facendo tribolare Joe Biden bocciando tutte le proposte del presidente, Sinema era vista con simpatia nel partito: gioventù nei Verdi, avvocatessa, appassionata di triathlon, deputata e poi senatrice, apertamente bisessuale (nella storia americana c'è stata soltanto un'altra senatrice bisessuale, la collega Tammy Baldwin del Wisconsin).
Certo Sinema era sempre stata centrista; durante la presidenza Trump votò spessissimo con i repubblicani, più di tutti i colleghi democratici tranne altri due ancora più a destra di lei: adesso però al Senato i piani sociali e ambientali di Biden sono appesi al suo voto e a quello di Manchin: con la differenza che Manchin ha vinto miracolosamente un seggio per i democratici nello Stato che un anno fa ha votato per Trump a valanga, con il 40% di distacco da Biden. I commentatori più cauti, un anno fa, avevano considerato la non-maggioranza vinta dai democratici un possibile problema: il Senato è diviso 50/50, e solo in caso di parità la vicepresidente Harris può votare (e dare la maggioranza ai democratici). Al momento alla ferrea disciplina di partito imposta da Mitch McConnell ai repubblicani, i democratici oppongono le parrucche di Sinema e il broncio di Manchin.
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