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Estratto dell'articolo di Francesco Moscatelli per “La Stampa”
riunione degli alcolisti anonimi
«Sono Barbara e sono un'alcolista». In una sala presa in affitto dalla Comunità di Sant'Egidio, al numero 3 di via degli Olivetani, pieno centro di Milano, fra il carcere di San Vittore e il Museo della Scienza e della Tecnica, una signora di una cinquantina d'anni, maglioncino di lana, tono di voce pacato, prende la parola dopo aver scandito la frase di rito.
«Sono arrivata qui perché una domenica mattina mi sono ubriacata con tutto il barolo dell'arrosto fino a perdere conoscenza. Mi sono svegliata a mezzanotte con un gran dolore alla gamba: il mio compagno, per il nervoso nel vedermi in quello stato, mi aveva presa a calci. È stato allora che mi sono detta: mai più», racconta.
Ad ascoltarla ci sono una quindicina di persone, più uomini che donne, fra i 40 e gli 80 anni, seduti in cerchio attorno a un tavolo imbandito con bibite, caramelle e cioccolatini. Alle loro spalle ci sono due elenchi con i «12 Passi» e le «12 Tradizioni», i principi guida individuali e le regole collettive che disciplinano il percorso dentro i gruppi degli Alcolisti Anonimi, l'associazione apolitica e areligiosa che riunisce chi desidera smettere di bere e chi, dopo esserci riuscito, vuole aiutare anche gli altri a raggiungere la sobrietà.
riunione degli alcolisti anonimi
In un armadietto bianco, invece, sono custoditi i libri e gli opuscoli che costituiscono «la letteratura», ovvero le esperienze e le riflessioni che hanno aiutato generazioni di alcolisti a vincere i propri demoni. Partendo dall'intuizione di Bill e Bob, i due amici americani che negli anni Trenta capirono che, confrontandosi e aiutandosi fra pari, è possibile riuscire in quello che da soli sembra impossibile.
[…] Da qui discende lo stile un po' vintage che punta sul passaparola e sul numero verde 800411406 più che sul marketing. E sull'anonimato come regola aurea, perché «bisogna sempre ricordarsi di mettere i principi sopra le personalità».
Da questo discendono anche i continui riferimenti a un dio o a un'entità superiore, che non va però interpretata in senso religioso ma piuttosto come la necessità, per cambiare davvero, di intraprendere una qualche forma di cammino spirituale. «La cosa fondamentale è l'umiltà - spiega Riccardo, che fa un po' da coordinatore dei vari gruppi milanesi -. Già essere qui, vedere che altri hanno passato la stessa cosa e adesso stanno meglio, è un po' affidarsi a un potere superiore […]».
[…]
Federico, invece, 55 anni, si commuove mentre confida agli altri di aver accompagnato la mattina stessa sua madre in ospedale. «Mi ha tenuto la mano, si fida di me. È un regalo enorme perché per tutta la vita per lei sono stato quello che tornava a casa a notte fonda con la macchina sfasciata», dice.
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Ogni intervento segue regole precise: chi vuole parlare alza la mano, attende il proprio turno e poi pronuncia il proprio nome, chi ascolta interviene solo alla fine per ringraziare e poi se vuole per dire la sua su quello che ha appena sentito. Un vero esercizio di ascolto e comunicazione.
[…]
Quella di via degli Olivetani è solo una delle quindici «stanze milanesi» che si riuniscono almeno tre volte a settimana. Due di queste sono all'interno delle carceri mentre un'altra, chiamata «Il Gabbiano», si trova nel quartiere Isola ed è aperta tutti i giorni. I frequentatori abituali sono 400. Un dato in linea con il resto d'Italia, dove gli AA raccolgono alcune decine di migliaia di persone in 430 sedi, e con il resto dell'Europa continentale. Nel mondo anglosassone i numeri sono più alti.
il gettone degli alcolisti anonimi di elton john
«Con il Covid qualche gruppo ha chiuso ma con le riunioni su Zoom abbiamo raggiunto risultati insperati e anche quest'anno festeggeremo una decina di primi compleanni senza alcol - fa il punto Riccardo -. Arrivano sempre più giovani ma in realtà l'età media di ingresso è fra i 40 e i 50 anni, quando uno fa davvero i conti con i propri fallimenti. Siamo assolutamente trasversali: abbiamo avuto manager e casalinghe, bidelli e sacerdoti».
Al termine della riunione gira un cappello dove ognuno può lasciare un'offerta. Una parte resta al gruppo per pagare le proprie spese - gli Alcolisti Anonimi non ricevono aiuti esterni e anche per chi vuole lasciare qualcosa in eredità la somma massima accettata è 5 mila euro -, l'altra finanzia il livello nazionale e internazionale che si occupa di tramandare il metodo. […]
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