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LA GIUSTIZIA IN ITALIA ARRIVA SEMPRE TROPPO TARDI – A DUE SETTIMANE DALLA MORTE DI MARIA FIDA MORO, LA CASSAZIONE HA RICONOSCIUTO IL RISARCIMENTO COME VITTIMA DI TERRORISMO ALLA FIGLIA DELLO STATISTA DEMOCRISTIANO UCCISO DALLE BR – PER ANNI LA PRIMOGENITA DI ALDO MORO HA PORTATO AVANTI LA SUA BATTAGLIA LEGALE PER OTTENERE LE “MISURE RIPARATRICI” PREVISTE DALLA LEGGE (CIRCA 50 MILA EURO) – L'AVVOCATO:  “ERA UNA QUESTIONE DI PRINCIPIO, LO RITENEVA UN AFFRONTO ALLA MEMORIA DEL PADRE”

Estratto dell’articolo di Alfio Sciacca per il “Corriere della Sera”

 

MARIA FIDA MORO

«Ero andato a trovarla una settimana prima che venisse a mancare e mi aveva chiesto della causa. Non le andava giù, lo riteneva un affronto alla memoria del padre». L’avvocato Domenico Menorello racconta che fino all’ultimo Maria Fida Moro ha portato avanti la sua battaglia per essere considerata a pieno titolo una vittima del terrorismo.

 

«Era una questione di principio — spiega il legale —. Lei, figlia di una delle principali vittime del terrorismo, riteneva assurdo dover lottare per essere considerata tale». E sa un po’ di beffa vedere che ieri la Cassazione le abbia dato pienamente ragione, ma esattamente due settimane dopo la sua morte.

 

MARIA FIDA MORO CON IL PADRE ALDO

L’oggetto della battaglia della primogenita di Aldo Moro era la corretta interpretazione della legge 206 del 2004 in favore dei famigliari delle vittime del terrorismo.

 Tra le misure riparatrici previste da quella norma anche delle premialità sul calcolo dell’anzianità contributiva e l’esenzione fiscale sui redditi da pensione. Ma la figlia di Aldo Moro, tra il 1987 e il 1992, è stata senatrice per una legislatura e ha maturato pure un vitalizio che, secondo la prima interpretazione della norma, non è da equiparare alla pensione: quindi non avrebbe dovuto beneficiare delle misure riparatorie per i familiari di vittime di terrorismo.

 

MARIA FIDA MORO - foto Raffaele Marino @ramarino

Una primo contenzioso Maria Fida Moro l’aveva vinto nell’aprile 2021, quando il Senato aveva ritenuto fondate le sue ragioni e stabilito che le premialità previste dalla norma del 2004 debbano essere estese anche al vitalizio, riconoscendole quindi il ricalcolo della maggiore contribuzione a partire dal 2007.

 

Restava aperta la causa con l’Agenzia delle Entrate che, in primo e in secondo grado, aveva avuto la meglio negandole l’esenzione fiscale sul vitalizio. Ieri la decisione della Cassazione che annulla le sentenze tributarie. Di fatto si tratta di recuperare circa 50 mila euro, che andranno a beneficio del figlio Luca. Ma il valore della sentenza va oltre. [...]

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