DAGOREPORT – NEL NOME DEL FIGLIUOLO: MELONI IMPONE IL GENERALE ALLA VICEDIREZIONE DELL’AISE.…
Estratto del'articolo di Claudia Brunetto per www.repubblica.it
A metà giugno lascerà il posto di lavoro e la regione che ha amato. Ha cercato di stringere i denti fino all'ultimo, ma alla fine ha firmato le dimissioni. Corrada Ambrogio, 43 anni, medico chirurgo originaria di Avola, da alcuni anni impegnata in un ambulatorio a Villa Ottone, frazione di Gais che conta mille anime in val Pusteria, dice così addio al sogno coltivato da tempo di vivere e fare il suo lavoro in Alto Adige e soprattutto di "sentirsi parte di una piccola comunità in mezzo alla natura, circondata dai caprioli".
L'ha voluto fortemente, ha studiato la cultura e le tradizioni del posto, ha vestito in più occasioni gli abiti tirolesi e ha anche un tatuaggio in lingua tedesca. "Questo non è bastato a farmi sentire una di loro", racconta la dottoressa.
Ambrogio, cosa è andato storto?
"Pensavo davvero di potermi integrare in un piccolo centro così come avevo sempre desiderato. Ma alla fine mi sono arresa all'evidenza di essere considerata sempre "l'italiana" in un territorio che, invece, troppo spesso pensa di essere fuori dall'Italia. Eppure ho studiato sodo per conquistare un posto da medico di base nella provincia più settentrionale del Paese: due anni di tedesco a Vienna raggiungendo il livello di conoscenza C1 e in più visto che per lavorare negli uffici pubblici serve il patentino di bilinguismo ho dovuto sostenere pure un esame di italiano. Il problema sono stati i dialetti".
In che senso?
"A una mia paziente fortemente malata che parlava soltanto dialetto stretto del posto e con cui non riuscivo a comunicare in alcun modo ho consigliato di cambiare medico, ma proprio per il suo bene, perché potesse trovare qualcuno che riuscisse a seguirla come meritava. Ci ho provato in tutti i modi, ma non riuscivamo a dialogare. Questo episodio, per esempio, è stato strumentalizzato. Mi è capitato anche che alcuni colleghi durante le riunioni parlassero soltanto dialetto stretto. Amo l'Alto Adige, i paesaggi, la cultura del posto, ho partecipato alle feste tradizionali vestita con abiti tirolesi, mi sono sposata a Gais con mio marito originario del Trentino, ho un tatuaggio in lingua tedesca che dice "Ama sopra ogni cosa", ma non è bastato".
Perché si è innamorata dell'Alto Adige?
"L'ho conosciuto come meta di vacanze e l'ho trovato incantevole. La natura, gli ampi spazi, gli animali che guardi dalla tua finestra, piccole comunità ancora a misura d'uomo. Quando studiavo tedesco a Vienna ho avuto una proposta per lavorare lì, ma desideravo appunto vivere in un piccolo centro e sentirmi parte di una comunità e non ho accettato".
[…]
"Mi sono ritrovata al centro di articoli delle testate locali tacciata come "l'odiatrice dei tedeschi", "l'italiana dalle aperte simpatie neofasciste per Giorgia Meloni", "l'italiana che nega ai pazienti l'uso della lingua tedesca". Il distretto sanitario ha cominciato a cambiare atteggiamento nei miei confronti fino a consigliare ai miei pazienti di cambiare medico dicendo che io non sarei più tornata quando, invece, ero stata costretta a prendermi un periodo di pausa per malattia. Intanto, però, mi hanno fatto perdere 400 pazienti".
Ha subito minacce, danneggiamenti?
"Lo scorso ottobre, durante la festa del paese a Villa Ottone, l'ambulatorio che si trova nel seminterrato di una scuola è stato vandalizzato. Ho trovato le piante di limoni sradicate e la terra sulle pareti, i boccali di birra sulle maniglie, i fili della luce tagliati, urina e vomito ovunque. Anche la targa con il mio nome danneggiata. Anche in quel caso ho scritto un post di denuncia su Facebook e la cosa non deve essere stata gradita. […]".
"[…] Se si viene in Alto Adige come turista è tutto bellissimo, tutto pulito e pieno di servizi. Un'altra cosa è viverci e lavorarci soprattutto se si arriva dal profondo sud come me. Adesso mi trasferirò in un'altra regione, probabilmente la Lombardia".
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