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Arturo Zampaglione per “la Repubblica”
Per chi come Zach Wahls ha sempre creduto nello scoutismo, arrivando al prestigioso livello di di “Eagle” (Aquila) senza mai rinunciare alla sua identità sessuale, è una svolta capace di rilanciare il movimento, di assecondare i cambiamenti nella società e di far tornare i membri che si sentivano traditi.
Molto più critici, invece, cattolici e mormoni: questi ultimi, che controllano la più grande organizzazione negli Stati Uniti, hanno minacciato un riesame della loro partecipazione ai Boy Scout of America, l’associazione ombrello che raccoglie quasi 2 milioni e mezzo di ragazzi e quasi un milioni di volontari.
La ragione di tanta animosità? La decisione presa lunedì del executive board di togliere il divieto che ha sempre impedito ai maggiorenni apertamente gay di diventare capi scout o di essere assunti dalle organizzazioni scoutistiche.
Per la comunità gay americana è una nuova vittoria in questa “estate della svolta” 2015. A giugno infatti c’è stata la sentenza della corte suprema che ha di fatto legalizzato i matrimoni tra coppie dello stesso sesso. Adesso il cambiamento di rotta dello scoutismo aggiunge un tassello simbolico, ma molto importante sotto il profilo dei costumi, alla normalizzazione sociale degli orientamenti sessuali.
In particolare spazza via tutti i tentativi di confondere omosessualità e pedofilia e, come ricorda Zach Wahls, che guida il gruppo “Scouts for equality”, «mette fine a una situazione di omofobia istituzionalizzata ». Nata 105 anni fa, la Boy Scout of America aveva sempre avuto posizioni piuttosto conformiste in materia di sessualità, limitandosi a insistere sulla sua missione-guida: preparare i giovani alla vita e alla leadership.
Fino a due anni fa non permetteva neanche che i gay potessero essere membri del movimento. Poi le cose sono cominciate a cambiare, per effetto della nuova sensibilità sociale e delle leggi anti-discriminazione.
Nel 2013 l’associazione ha tolto il divieto per giovani e volontari gay, mantenendolo invece per i capi e i dipendenti pagati. Poi ha lentamente capito, anche grazie al ruolo di Robert Gates, ex ministro della difesa e ora presidente della Boy Scout of America, che era giunto il momento di voltare pagina: anche per evitare di perdere milioni di dollari in cause giudiziarie.
Certo, i problemi non sono tutti risolti, soprattutto perché la svolta pro-gay irrita i gruppi scoutistici cristiani e mormoni. In teoria la direttiva approvata dal board della Boy Scout of Americana dà la possibilità alle associazioni di ispirazione religiosa di scegliere i capi sulla base dei loro valori fondamentali: questo permetterebbe una deroga.
Ma è probabile che molti Mormoni vogliano approfittare del momento per distaccarsi dall’organismo-ombrello e procedere in modo autonomo: anche perché sono i più grandi (controllano il 17 per cento di tutto lo scoutismo americano) e hanno ambizioni internazionali.
In una dichiarazione diffusa a Salt Lake City, la Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni ( questo è il nome ufficiale della chiesa Mormone) si è detta “molto turbata” e ha annunciato un riesame per fine agosto della sua partecipazione alla boy Scout of America.
Già altri gruppi religiosi si erano allontanati dopo le prime aperture ai ragazzi gay nel 2013, e qualcuno ha pensato che fosse la ragione di un declino del numero complessivo degli scout. Ma la realtà è diversa, come ammettono gli stessi dirigenti del movimento. E’ sempre più difficile, spiegano, catturare il tempo e l’entusiasmo dei giovani che vivono nelle città e sono distratti da mille attività extrascolastiche.
Quel che è certo è che il numero complessivo degli scout è sceso in America del 6 per cento nel 2013 e di un altro 7 per cento l’anno scorso.
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