DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Francesco Bonazzi per “la Verità”
Si fa presto a dire fake. Prendete la storia del Covid-19 che sarebbe nato nei laboratori di Wuhan. Bollata per mesi come una notizia falsa, una leggenda internettiana per menti semplici e complottiste, è oggetto da fine luglio di una seconda indagine da parte dell'Organizzazione mondiale della sanità. Oppure la certezza salvifica al 100% dei vaccini: la terza dose ci aspetta già in autunno e quindi qualche dubbio della prima ora era forse quantomeno legittimo.
Il problema è che la vita, la realtà, perfino la scienza, sono piene di sfumature, di dati in aggiornamento. E anche di colpi di scena. Così fa un po' sorridere il trionfale comunicato stampa di Facebook, che annuncia di aver rimosso oltre venti milioni di contenuti che violavano la policy aziendale sulle fake news in materia di Covid-19.
Non si tratta solo dell'annoso dibattito su false informazioni e censura, ma del fatto che specie con una pandemia è perfettamente normale che nel giro di pochi mesi le conoscenze cambino e ciò che ieri sembrava folle, o graniticamente vero, si possa rivelare oggettivo o del tutto inconsistente. Oltre un anno e mezzo di convivenza forzata con il virus dovrebbero averlo insegnato a tutti quanti. E gli esempi sono già moltissimi.
«Fake news» è una di quelle espressioni che non solo si presta a un uso strumentale e a zittire chi non la pensa come noi, ma è per sua stessa natura un concetto in divenire, che si può ritorcere contro chi lo brandisce con superiorità.
Facebook lotta da tempo contro le critiche di non selezionare i contenuti dei suoi iscritti e così pubblica regolarmente un rapporto sulla propria opera di pulizia dei social. Nell'ultimo «Report sull'applicazione degli Standard della Comunità» si vanta di aver rimosso «più di 20 milioni di contenuti da Facebook e Instagram che violavano le nostre policy sulla disinformazione legata al Covid-19». Inoltre, sono stati eliminati «oltre 3.000 account, pagine e gruppi che hanno ripetutamente violato le regole contro la diffusione di fake news, anche sui vaccini». In generale, sono circa 190 milioni i contenuti relativi alla pandemia su cui il social network ha inviato avvisi, perché valutati «falsi, manipolati o privi di contesto».
Già, il «contesto». Concetto di una certa raffinatezza e anche un po' sfuggente. In determinati momenti, o in determinate aree geografiche o situazioni politiche e sociali, una certa affermazione può sembrare vera o falsa. E le notizie sul Covid-19 non hanno fatto eccezione fin da subito. Grandi o piccole che fossero.
Un anno fa, chi osava affermare che il virus fosse nato nei laboratori di Wuhan era accusato di propagare notizie false per colpire i sinceri democratici di Pechino. Ma dopo mesi di inchieste giornalistiche autorevoli, persino le anime belle dell'Oms, a fine luglio, hanno avviato una seconda indagine sulla faccenda. Magari si scoprirà che non è andata così, ma a questo punto come si fa a bollare come «fake news» una notizia su cui indaga l'Oms?
Oppure, la storia dei guanti come presidio igienico irrinunciabile: in un primo tempo chi avanzava dei dubbi era trattato come un pazzo; poi, sempre l'Oms ha chiarito che «lavare spesso le mani offre una maggiore protezione».
Anche il tema del lockdown ha visto in campo tutto e il suo contrario, come in un bar dello sport planetario. All'inizio della pandemia, specie in nazioni come Italia e Francia, mettere in discussione le quarantene era visto come un atteggiamento infantile e negazionista. Poi si sono sprecate le analisi su modelli alternativi, come quello svedese, e il dibattito infinito sull'immunità di gregge è ancora qui a dimostrare che anche sostenere che il lockdown sia inutile non è del tutto campato per aria. E forse, andavano tenuti a casa solo gli anziani.
E ancora, la storia dei vaccini di Astrazeneca, prima iniettati anche ai giovani e poi relegati solo ai pensionati, non è un altro caso in cui è davvero difficile capire chi ha peccato di fake news? Idem per il dilemma sulla contagiosità dei vaccinati: non è elevata, ma ormai non è esclusa. Eppure fino a qualche mese fa era bollata come notizia falsa solo perché utilizzabile dai No vax. Il problema è che anche le idee dominanti cambiano idea.
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