niccolo ciatti

“SIAMO VITTIME DUE VOLTE, CI RESTANO SOLO LE LACRIME” – LA RABBIA DEL PAPÀ DI NICCOLÒ CIATTI DOPO CHE L’ASSASSINO DI SUO FIGLIO E’ TORNATO LIBERO PER UN DIFETTO DI PROCEDURA. UNO SCANDALO! IL CECENO CHE HA MASSACRATO IL 22ENNE SENZA MOTIVO E’ STATO SCARCERATO A UN MESE DAL PROCESSO. GIA’ SCAGIONATI GLI ALTRI DUE DEL BRANCO. QUINDI NICCOLO’ SI E’ PRESO A CALCI DA SOLO? IL PADRE DEL RAGAZZO: “QUELLO CHE È AVVENUTO FUORI DALLA DISCOTECA NON È STATA UNA RISSA, MA UN'AGGRESSIONE. E NOI ORA CI RITROVIAMO A GARANTIRE IL DIRITTO DI UN ASSASSINO, PERCHÉ COME DIMOSTRANO LE IMMAGINI…” – VIDEO

CLAUDIA GUASCO per il Messaggero

 

LA BRUTALE AGGRESSIONE A NICCOLO CIATTI

Le immagini del pestaggio riprese dalla telecamera di sicurezza durano pochi secondi e sono feroci. Si vede un giovane con una felpa grigia che tira un calcio in testa a Niccolò Ciatti, che cade a terra e perde i sensi, l'amico che piange accanto a lui cercando di sollevargli il capo, mentre un altro componente della banda degli aggressori continua a colpirlo.

 

Rasul Bisultanov - La morte di Niccolo Ciatti

Niccolò, 22 anni e una vita davanti, è stato ucciso così fuori da una discoteca di Lloret del Mar, in Spagna, l'11 agosto 2017. E i tre che l'hanno massacrato sono tutti liberi: Khabiboul Khabatov e Mosvar Magamadov sono stati scarcerati dopo pochi giorni e vivono in Francia, Rassoul Bissoultanov, il ceceno che ha sferrato il calcio mortale, è uscito da Rebibbia lo scorso 22 dicembre. Errore di procedura, scrive nel provvedimento la Corte d'Assise di Roma.

LA BRUTALE AGGRESSIONE A NICCOLO CIATTI

 

«GARANZIE LABILI» Alla prima udienza del processo con Bissoultanov imputato per omicidio volontario mancava meno di un mese, era fissata per il 18 gennaio 2022, e ora il timore della famiglia Ciatti e del loro legale è che il ventottenne sia già fuggito dall'Italia e che il processo debba essere celebrato in contumacia. «Le garanzia di un'esecuzione effettiva della pena ormai sono veramente labili», riflette sconfortata l'avvocato Agnese Usai.

Rasul Bisultanov - La morte di Niccolo Ciatti

 

Secondo quanto precisato nel provvedimento di revoca, in accoglimento di un'istanza presentata dalla difesa del ceceno, la misura cautelare non poteva essere emessa perché Bissoultanov non si trovava in Italia al momento dell'emissione dell'ordinanza che disponeva il carcere nei sui confronti. La presenza dell'indagato sul territorio italiano al momento dell'emissione dell'ordinanza, viene spiegato dai giudici facendo anche riferimento ad alcune pronunce della Cassazione, è condizione di procedibilità nel caso di reati commessi all'estero nei confronti di un cittadino italiano. Rinviato a giudizio in Spagna, il ceceno è stato scarcerato per decorrenza dei termini nei mesi scorsi, aveva l'obbligo di firma a Girona ma ha approfittato di un permesso per andare dalla famiglia a Strasburgo per tentare la fuga verso Kehl.

Rasul Bisultanov - La morte di Niccolo CiattiNICCOLO CIATTI

 

 L'estradizione concessa dai magistrati tedeschi è conseguenza di un mandato di arresto europeo emesso dalla Procura di Roma nel 2020, sulla base del quale la polizia ha fermato Bissoultanov il 3 agosto scorso nel proprio territorio. Gli altri due suoi complici sono tornati da tempo cittadini liberi in Francia, dove godono dello status di rifugiati, l'accusa nei loro confronti è stata archiviata. Benché il video mostri chiaramente che ad agire è stato il branco. Lo ha raccontato nella sua testimonianza anche Alessandro Cattani, uno degli amici che era con Niccolò: «Quando è scoppiato il finimondo, io ero poco più avanti, e Niccolò invece stava camminando dietro di qualche metro. All'improvviso tra la folla è stato spintonato da qualcuno, come succede spesso in discoteca. Niccolò si è girato per capire ed è stato colpito da uno dei giovani. Erano delle bestie, non delle persone. Non si sono fermate neanche vedendolo a terra e gli hanno tirato una pedata. È stato incredibile, sembravano matti. Gente addestrata a colpire. Senza scrupoli». E, come il ceceno, allenata per uccidere. Alcol e droga, come è emerso dalle indagini, hanno fatto da detonatore a una violenza furiosa. Per il «gigante buono» Niccolò, come lo chiamava la fidanzata Ilaria, non c'è stato scampo.

 

Rasul Bisultanov - La morte di Niccolo Ciatti

ATLETA PROFESSIONISTA Nell'interrogatorio davanti ai magistrati Bissoultanov, ha scritto il quotidiano spagnolo El Periodico, ha pianto: «Non vorrei aver fatto una cosa così orribile». Ma soprattutto ha implorato di essere scarcerato: «I miei genitori sono malati, devo tornare a casa e occuparmi di loro». Affermazioni premurose che nulla hanno a che spartire con la crudeltà con cui ha massacrato Niccolò. Il ceceno sapeva dove colpire, è un atleta professionista di lotta libera e ha partecipato a gare di Mma, combattimento con calci, pugni, gomitate e ginocchiate.

 

È nato in Cecenia, ha chiesto asilo politico a Strasburgo, dove il suo allenatore l'ha dipinto come «un tipo tranquillo». Ora di lui si sono perse le tracce. Scandicci, la città dei Ciatti, è affranta. «Ho appena ricevuto un amaro messaggio di Luigi, il babbo di Niccolò Ciatti che mi ha comunicato la scarcerazione a pochissimi giorni dalla prima udienza - dice il sindaco Sandro Fallani - Ci sono sicuramente legittime procedure che autorizzano questa decisione, che però risultano incomprensibili e poco accettabili alla famiglia e a una comunità che dopo quasi quattro anni e mezzo attendono solo che sia fatta finalmente giustizia».

 

LUIGI CIATTI

luigi ciatti

Da il Messaggero

 

Luigi Ciatti, il papà di Niccolò, pensava di essere arrivato all'ultimo miglio. Quattro anni di attesa per un processo in Spagna, che non avverrà mai, il mandato di cattura della Procura di Roma e l'arresto a Rebibbia. Poi la cella che si apre di nuovo per Rassoul Bissoultanov, l'assassino del figlio.

 

«Provo tanta rabbia - è lo sfogo amaro di Ciatti - e non riesco nemmeno a pensare al dolore di mia moglie Cinzia e di mia figlia Sara. Da questa storia non ne saremo mai usciti ma adesso è ancora peggio, siamo distrutti. Non so perché ci meritiamo tutto questo».

 

A Natale ha pubblicato una foto di Niccolò che abbraccia il nonno.

«Sono ricordi e momenti che non torneranno più. Abbiamo solo lacrime per nostro figlio: quello che gli hanno riservato dopo la morte rovina anche il ricordo degli anni trascorsi con lui. Aveva solo 22 anni, erano le sue prime vacanze da quando aveva iniziato a lavorare, era un bravo ragazzo con la testa sulle spalle.

Rasul Bisultanov - La morte di Niccolo Ciatti

 

Gli piaceva stare in compagnia, non si sarebbe mai immaginato tanta violenza in un luogo di divertimento. Senza contare che in quella discoteca non c'era nemmeno un buttafuori, in compenso erano presenti centinaia di ragazzi italiani che quando si son accorti di ciò che stava accadendo se ne sono andati. Aveva tante cose da fare, mentre Niccolò non potrà mai realizzarle».

 

Il video è già da solo una prova di colpevolezza nei confronti del ceceno.

«Quello che è avvenuto fuori dalla discoteca non è stata una rissa, ma un'aggressione. E noi ora ci ritroviamo a garantire il diritto di un assassino, perché come dimostrano le immagini non si tratta di un presunto innocente. Lo hanno lasciato libero e lui probabilmente sarà già scappato, sa bene quello che rischia e non si presenterà di certo alla prima udienza a gennaio.

LA BRUTALE AGGRESSIONE A NICCOLO CIATTI

 

È un processo che farà il suo corso, ma che nella sostanza servirà a ben poco e probabilmente finirà in nulla. Noi che siamo gli innocenti ci ritroviamo stritolati in questo ingranaggio della giustizia, prima quella spagnola che non è stata capace di arrivare al dibattimento in quattro anni, poi quella italiana che antepone la forma alla sostanza».

 

Temete il rischio di fuga e reiterazione del reato da parte di Bissoultanov?

«Sia da parte sua, sia dei suoi complici che hanno partecipato attivamente all'aggressione benché i magistrati abbiano sostenuto che non ci fossero prove a sufficienza. Sappiamo che il pm di Roma sta preparando il ricorso contro la decisione della Corte d'Assise, ma la sostanza è che il ceceno è libero e chissà se verrà mai catturato di nuovo. È una vicenda senza fine, il paradosso è che siamo noi vittime a doverci difendere per avere giustizia».

NICCOLO CIATTI

 

La vostra battaglia continuerà?

«Andremo avanti, a questo punto però siamo sfiduciati. Da parte della giustizia spagnola c'è stata molta burocrazia e anche tanta incompetenza, sono stati i nostri carabinieri del Ros a raccogliere testimonianze e prove per il mandato di cattura. Purtroppo in Italia la procedura ha prevalso. Ci restano solo amarezza, tristezza e lacrime, non riusciamo a dare un minimo di giustizia a Niccolò».

LA BRUTALE AGGRESSIONE A NICCOLO CIATTINICCOLO CIATTI NICCOLO CIATTI CON GLI AMICINICCOLO CIATTI LA BRUTALE AGGRESSIONE A NICCOLO CIATTI