SOCHI DI GUERRA (FREDDA) – PUTIN LIQUIDA COME PROVOCAZIONE DI OBAMA L’INVIO DI NAVI DA GUERRA USA NEL MAR NERO PER LA SICUREZZA DEGLI ATLETI AMERICANI E ATTACCA ‘LA PROPAGANDA OCCIDENTALE’

Nicola Lombardozzi per ‘La Repubblica'

Il vero grande protagonista delle imminenti Olimpiadi di Sochi è apparso ieri in tv per tranquillizzare tutti: «Ogni cosa andrà bene, non ci saranno sorprese. Noi russi siamo forti e capaci, ricordatevi che abbiamo costruito il Paese più grande del mondo». Ripreso quasi sempre dal basso in alto, in aderente completo nero da sci, Vladimir Putin appariva davvero rasserenante e sicuro, immerso nel candore di Krasnaja Poljana, la stazione invernale costruita dal nulla in territorio ostile e forse non del tutto congeniale agli sport sulla neve.

Ma chi lo frequenta da un po' di tempo sa bene che il presidente è preoccupato come gli capita raramente. Ansia da debutto, forse, dopo anni di preparativi seguiti personalmente sin nel più piccolo dettaglio. Ma anche tante altre giustificate ragioni: le minacce terroristiche, i tardivi lavori di rifinitura che fatalmente resteranno incompiuti, i vuoti che giovedì ci saranno sulla tribuna ufficiale dopo la decisione di Obama, della Merkel, di Cameron, Hollande e di tanti altri, di disertare l'apertura dei Giochi. Per non parlare dell'opposizione interna che, trova, almeno sulla stampa estera, un po' di spazio per attaccarlo su tutto: corruzione, disastro ambientale, leggi repressive contro i gay e contro ogni forma di dissenso.

Con antico riflesso sovietico il Cremlino reagisce gridando al complotto mediatico e alla propaganda occidentale che «vuole solo denigrare la Russia». Ma il nervosismo c'è. Ieri, per esempio, l'arrivo di due navi da guerra americane davanti alle coste ucraine del Mar Nero, a poche miglia dalle acque territoriali russe, è stata vista come l'ennesima provocazione di Barack Obama.

Per mesi gli Stati Uniti hanno chiesto invano di essere coinvolti in un piano di sicurezza olimpico, reiterando la richiesta dopo gli attentati di Volgograd e dopo la notizia (mai smentita) di decine di "vedove nere" pronte a immolarsi per trasformare la festa di Sochi in un bagno di sangue. Impensabile nell'attuale clima di tensione tra i due paesi e tra i due leader. Adesso Washington dice di tenersi pronta per un'eventuale piano di evacuazione dei suoi dalla Russia. E aumenta così la sensazione di insicurezza che continua ad aleggiare sui russi, di tutte le città, nonostante le esibizioni televisive del presidente.

Ne pagano le conseguenze i settantamila poliziotti incaricati di garantire la sicurezza. Per la prima volta in Russia, hanno inviato foto e testimonianze di protesta sui vari blog di opposizione. Vivono in baracche prefabbricate, costretti a turni ininterrotti di dodici ore al giorno, passate a controllare ogni edifico, aiuola, mattonella dell'intera area olimpica. Tanto che l'altra settimana, altro caso unico da questa parti, due agenti sono stati bloccati all'aeroporto mentre cercavano di disertare e fuggire all'estero.

Ma nel clima esasperato e prevenuto, a volte al limite del ridicolo, vengono comunque fuori anche verità scomode. L'ultima è quella dello sterminio dei cani randagi, compiuto in maniera scientifica e di massa con trappole e veleno «per salvaguardare la sicurezza delle gare». Notizia dettagliata e sicura, tirata fuori da, finora sconosciute, associazioni animaliste che hanno trovato eco nella stampa libera. Così come, grazie alla risonanza mondiale dei Giochi sono venute fuori le notizie di «appalti miliardari concessi agli amici di Putin», regolarmente pubblicati dal blogger più amato dai giovani russi Aleksej Navalnyj.

La reazione del potere è sempre la stessa. A Navalnyj è stato vietato di recarsi a Sochi «per compiere atti di provocazione». Evgenij Vitishko, leader ecologista che ha denunciato i danni provocati dalla cementificazione della valle sopra Sochi, è stato invece «osservato con attenzione» fino a trovare il momento opportuno. Arrivato alle porte della città, gli è scappata un'imprecazione ad alta voce per il ritardo dell'autobus: arrestato per «atti minori di teppismo"ì» che comportano 15 giorni di carcere secondo un recentissimo
pacchetto di leggi sfornate apposta per questo tipo di esigenze.

Ma con tutti gli occhi del mondo addosso, questi piccoli particolari hanno una ridondanza che Putin e i suoi potrebbero anche aver sottovalutato. E cominciano a temerla. L'ordine segreto è di «far le cose per bene, non esagerare, ostentare tolleranza e gentilezza».

Pare che Putin in persona abbia suggerito, per esempio di riesumare le Tatu, le due cantanti russe che nel 2002 diventarono delle pop star simulando un rapporto saffico e cantando canzoni che incitavano all'amore lesbico. Dovrebbe servire a spiazzare i supercritici e dare un'idea di quella apertura mentale che l'Occidente continua a negargli. Accompagneranno l'ingresso della nazionale russa cantando "Nessuno ci può superare". Senza effusioni e senza parole ambigue, naturalmente. La legge non lo permette più.

 

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