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Alessandro Capponi per âIl Corriere della Sera'
La richiesta di una misura cautelare arriva prima della sentenza. Stupisce molti, in aula - anche Raffaele Sollecito: «Adesso cosa mi succede?», chiede all'avvocato Luca Maori che gli sorride e minimizza «niente, non ci tocca» - ma del resto questo processo non ha mai lesinato sorprese né polemiche. E l'ultima udienza prima dell'epilogo non fa eccezione.
Perché adesso, a una decina di giorni dalla camera di consiglio, il procuratore generale Alessandro Crini davanti alla corte esita forse nella forma ma non nella sostanza della richiesta: e al di là delle parole che usa, spedisce un messaggio inequivocabile ai giudici. In caso di condanna, fate in modo che scontino la pena.
Le difese non sembrano gradire: «Ma se li assolvono? - domanda Giulia Bongiorno -. Evidentemente questa è una richiesta a futura memoria...». Uno dei legali di Amanda, Luciano Ghirga, allarga le braccia: «Il processo è in corso, io il 30 parlerò alla corte... E, se possibile, vorrei ancora discutere del merito. La richiesta e ci opporremo sia perché è generica, sia perché c'è un difetto di motivazione in ordine alle esigenze cautelari».
Amanda Knox è una cittadina americana, e negli Stati Uniti è tornata a vivere; Raffaele Sollecito è in aula anche oggi anche se, com'è noto da tempo, non sarà presente alla lettura della sentenza.
Nella replica, Crini ribadisce le richieste già avanzate: la condanna a ventisei anni per entrambi e, per lei, un'ulteriore pena per la calunnia, da tre a sette anni. E però poi aggiunge «all'esito di un'eventuale pronuncia di condanna, che la Corte accompagni la stessa con l'applicazione di una misura cautelare». Chiarisce che dovrà essere «idonea ad assicurare l'esecuzione della sentenza una volta che sia definitiva».
Amanda e Raffaele - che hanno già trascorso quattro anni in prigione - in primo grado vengono condannati e poi assolti in secondo, prima che la Cassazione ordini un nuovo processo d'appello, ora agli sgoccioli.
Ma, come ricorda Crini alla corte per motivare la richiesta cautelare, lei «è in America e lui ha compiuto numerosi viaggi all'estero». «Ho chiesto - spiega poi il pg in una pausa dell'udienza - che la misura sia idonea ad assicurare l'esecuzione dell'eventuale condanna. La forma la sceglierà la Corte, potrebbe anche essere un semplice divieto d'espatrio». Le opzioni non mancano: appunto dal divieto d'espatrio con il ritiro del passaporto all'obbligo di dimora a Firenze, o di firma. Fino all'arresto. Per Giulia Bongiorno «ogni commento è superfluo, posso solo constatare che Raffaele è in aula, che non ha alcun desiderio di fuggire e che non si è mai comportato come un fuggiasco».
Crini in aula torna anche sul movente: non il gioco erotico, come sostenuto nella sentenza di condanna di primo grado, ma un litigio per le pulizie della casa. Per Crini, quella sera, l'ivoriano andò in bagno senza poi tirare lo sciacquone, facendo arrabbiare Meredith: ed è per questo che «si innesca un meccanismo che poi ha dato luogo a quel montante rapido che ha scatenato la reazione di gruppo. Guede aggredisce Meredith, e la Knox, che è l'interlocutrice diretta di Meredith, sta dalla parte di Guede, e Sollecito è in posizione di necessario e naturale sostegno ad Amanda». Per il pg la ricostruzione «si può anche irridere ma appartiene in pieno all'altamente plausibile».
«Siamo certi dell'assoluzione - dice Luca Maori, uno dei legali di Sollecito - il suo alibi è solido». Crini, codice alla mano, avrebbe anche potuto chiedere esplicitamente l'arresto: «Sì - dice lui - avrei potuto, ma ricordiamoci che dopo l'appello ci sarà il vaglio successivo della Cassazione». Il 30 gennaio parlerà la difesa Knox: poi via alla camera di consiglio e sentenza non prima di sera. E quale che sia la decisione della corte d'appello di Firenze presieduta da Alessandro Nencini, una certezza già c'è: le polemiche non mancheranno.
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