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Estratto dell’articolo di Francesco Bechis per “Il Messaggero”
sergio mattarella e giorgia meloni alla scuola nazionale dell amministrazione 1
[…] Il governo accelera sulla riforma del premierato. Elezione diretta del premier, con potere di nomina dei ministri ma lasciando al Quirinale il potere di sciogliere le Camere. E ancora, una «clausola anti-ribaltone» per impedire cambi di maggioranza a legislatura in corso.
Già martedì, salvo sorprese, la riforma costituzionale promessa dal centrodestra ai suoi elettori atterrerà in Consiglio dei ministri. Il giorno prima, lunedì, sarà invece all'ordine del giorno di una riunione di vertice a Palazzo Chigi tra la premier Giorgia Meloni e i vice Matteo Salvini e Antonio Tajani.
Mentre maggioranza e opposizione iniziano a duellare sulla Manovra ecco aprirsi un nuovo fronte. Il fronte della «madre di tutte le riforme», così ha ribattezzato Meloni il testo che cambierà in profondità il sistema politico con due obiettivi: mettere un punto alla cronica instabilità dei governi italiani e dare agli elettori l'ultima parola sull'elezione - diretta - del presidente del Consiglio.
sergio mattarella giorgia meloni
[…] Sarà un testo snello, cinque articoli. Pochi capisaldi. A cominciare dall'elezione diretta del capo del governo il giorno stesso in cui si vota per rinnovare il Parlamento. Ma nella riforma, come anticipato nelle bozze circolate d'estate, potrebbe trovare spazio un meccanismo per puntellare la stabilità di premier e governo in carica. Una clausola «anti-ribaltone» che introduce la "fiducia costruttiva".
Di che si tratta? Se il presidente decade, ovvero «cessa dalla carica», può essere sostituito solo da un esponente della stessa maggioranza. In altre parole, il meccanismo inserito nella bozza di riforma istituisce un legame diretto tra il premier e la sua maggioranza parlamentare. E impedirebbe, se approvato, i "ribaltoni" d'aula che di tanto in tanto segnano una legislatura.
Anche in tempi recenti: è successo con il governo Conte-bis, nato nell'estate del 2019 sulle spoglie del patto gialloverde. Non stupisce allora se a spingere per la «clausola anti-inciucio» c'è anzitutto la Lega di Matteo Salvini.
[…] Salvo sorprese, il premierato targato Meloni introdurrà infatti una novità assoluta nel sistema italiano. Cioè il potere in capo al premier eletto direttamente dai cittadini di nominare i suoi ministri, funzione che oggi spetta al Quirinale. Un cambio necessario, ragionano ai vertici del governo, che tuttavia richiede un bilanciamento per non intaccare troppo le prerogative del Capo dello Stato, come ha chiesto a più riprese Meloni ai suoi negli ultimi tempi. Di qui la decisione di lasciare al presidente della Repubblica il potere di scioglimento delle Camere. Un compromesso.
Del resto, giurano dal governo per smentire in anticipo qualsiasi strappo con il Colle e con Sergio Mattarella, le interlocuzioni con il Quirinale sono «continue». Sicché non è escluso che il testo pronto a planare sul tavolo del Cdm martedì sia rivisto in un secondo momento, quando inizierà il suo lungo cammino parlamentare.
Restano comunque nodi da sciogliere. Delicato è il passaggio sulla "fiducia costruttiva" che concede a un singolo partito della maggioranza un grande potere: togliere il sostegno al premier e, rotta la coalizione in Parlamento, far saltare il banco imponendo il ritorno alle urne. Dettagli da limare fino all'ultimo, magari nella stessa riunione politica cui parteciperà Meloni lunedì.
Intanto però il premierato prende forma ed è pronto a passare per il via. Accelerare, per la premier, è imperativo. Un primo semaforo verde di Camera e Senato alla "madre di tutte le riforme" entro la primavera sarebbe un assist d'oro per il voto europeo di giugno, la «madre» di tutte le elezioni.
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