
DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI…
ECCO CHI HA SOSTENUTO E DIFESO CESARE BATTISTI - LA SINISTRA FRANCESE, DA BERNARD HENRY LEVY A DANIEL PENNAC, HA SEMPRE VISTO IN LUI UN MARTIRE DELLA GIUSTIZIA POLITICA - GLI APPELLI DI GARCIA MARQUEZ E DEGLI INTELLO’ NOSTRANI, DAL COLLETTIVO “WU MING” A CHRISTIAN RAIMO FINO A ERRI DE LUCA E VAURO...
1 - LO SCROCCONE MANTENUTO DAI RADICAL CHIC
Stefano Zurlo per “il Giornale”
Scrittore di successo. Una formula, ripetuta come un mantra in questi anni, che dice ma non spiega. Cesare Battisti ha passato trent' anni della sua vita in fuga dall' Italia ma nel suo interminabile girovagare fra Messico, Francia, Brasile ha sempre trovato sponde amiche. Accreditamenti autorevoli. E la solidarietà concreta della gauche francese che vedeva in lui la vittima sacrificale di chissà quali nefandezze e torture e processi speciali imbastiti dai nostri giudici.
Il martire, coccolato e vezzeggiato, a Parigi e in America Latina, foraggiato, trasformato in star, aiutato in una battaglia giudiziaria contro l' Italia che avrebbe sfiancato chiunque. Fra arresti, scontri diplomatici, colpi di scena.
Il piccolo bandito di Sermoneta, entrato nel circuito del terrorismo dalla porta di servizio di una formazione sanguinaria e periferica, trova megafoni di fama mondiale: Bernard Henry Levy, Daniel Pennac, Gabriel Garcia Marquez, Tahar Ben Jelloun. Appelli. Lenzuolate. Quasi un' adozione sul palcoscenico della legalità, profanata sull' altare dei pregiudizi verso l' Italia.
Il resto viene di conseguenza: a Parigi Battisti trova un lavoro come custode di uno stabile. Intanto traduce racconti. L'intellighenzia gli apre tutte le porte. I figli delle vittime delle sue imprese devono sopravvivere fra umiliazioni e ristrettezze, lui rimbalza da un continente all' altro, sempre in piedi, sempre con qualcuno pronto a dargli un' imbeccata, un consiglio, probabilmente un assegno.
Appelli e collette. Una vita da romanzo per un romanziere, genere noir, piu citato che letto. Pubblica addirittura da Gallimard, uno dei sacrari della cultura francese. Fonda, nientemeno, un giornale in Messico, Via libre, e riesce a portarlo in Francia. Stupefacente. Uno che dovrebbe essere senza mezzi, braccato dalle autorità italiane, inseguito dalla nuvola dei procedimenti giudiziari, il killer di Torregiani si rivela pieno di risorse.
L'internazionale radical chic lo tiene in palmo di mano e scorge in lui il campione della libertà tradita. Anche se molti devono averlo confuso con l'omonimo Cesare Battisti, quello sì un martire dell' ultimo Risorgimento, impiccato dagli austriaci a Trento. In una vicenda altrettanto tragica ma senza le trame oblique e i fregi barocchi di troppi intellettuali.
In Brasile, che si sappia, vive di rendita, spende come moneta forte il proprio nome, si atteggia come se avesse alle spalle una biblioteca di successi e non il solito intramontabile network di quelli che volevano salvare il mondo ma hanno messo in salvo solo l' autostima di un assassino latitante.
Una deriva inquietante e insopportabile, offensiva per la memoria di quel che è successo, ma anche un discreto impegno economico. Uno sdoganamento senza vergogna da una parte all' altra dell' Atlantico e un galleggiamento prodigioso sui marosi della vita. Fino all' epilogo. Atteso e insperato.
2 - TUTTI ZITTI GLI INTELLETTUALI CHE LO HANNO COPERTO
Luigi Mascheroni per “il Giornale”
Parlare quando sarebbe meglio tacere. E tacere quando sarebbe opportuno parlare. Una regola che gli intellettuali sono maestri nel disattendere. Parlano spessissimo per nulla, come quando ci fu da difendere Cesare Battisti e invece era più dignitoso il silenzio. E stanno zitti quando la decenza culturale imporrebbe un mea culpa, almeno formale, per aver firmato a favore di un terrorista, assassino, latitante.
Quando Battisti era libero, protetto da governi stranieri e sotto contratto di editori come Gallimard, i nostri intellettuali se lo coccolavano. Ora che è stato arrestato con in tasca 10 bolivianos (1,4 dollari) e con l' odore dell' alcol addosso, sono stranamente silenziosi. Non hanno capito nulla allora. Ancor ameno oggi.
Oltralpe, per anni, filosofi a là Bernard Henry Levy, bestselleristi come Daniel Pennac e la giallista Fred Vargas (da noi pubblicata in grande spolvero da Einaudi) hanno dato lezione su come offrire protezione culturale e mediatica a Cesare Battisti. E gli intellos nostrani, che da sempre subiscono il fascino dei cattivi maestri, andarono a ruota nel protestarne l' innocenza. Dichiarazioni della pasionaria Carla Bruni su Cesare Battisti ne abbiamo?
(E ci fu pure lo scomparso Gabriel Garcia Marquez a difenderlo...)
Oreste Scalzone, che dal 1981 al 2007 ha vissuto in Francia sotto la protezione della dottrina Mitterrand, e quindi conosce bene la materia, al suo rientro in Italia organizzò persino concerti per supportare gli amici brigatisti Marina Petrella, Paolo Persichetti e Cesare Battisti. Tutti e quattro loro e Scalzone non a caso scrittori. Qualifica che non garantisce la ricchezza, ma l' intoccabilità sì. In Italia, poi...
Ecco, gli scrittori italiani. Nel febbraio 2004 la rivista online Carmilla, fondata da Valerio Evangelisti con Giuseppe Genna e Wu Ming 1, lanciò un appello nel quale si definiva l'arresto di Cesare Battisti «uno scandalo giuridico e umano», chiedendo che fosse «liberato immediatamente».
In una settimana firmarono in 1.500. Tra i quali la nostra migliore intellighenzia: Pino Cacucci, Tiziano Scarpa, Massimo Carlotto, Nanni Balestrini, il filosofo Giorgio Agamben, Antonio Moresco, Marco Mueller (pentito) e un allora giovanissimo e sconosciuto Roberto Saviano, che prima aderì e poi, anni dopo, già famoso, ritirò la firma. Ieri sono stati tutti zitti.
A parte lo scrittore Christian Raimo, che ha rincarato con un post: «Ho firmato quell'appello. Ho lavorato insieme ai parenti di quelle che sarebbero le vittime di Cesare Battisti, ascoltato il loro dolore. Ho letto alcuni romanzi di Cesare Battisti e non mi sono mai piaciuti. Non ho mai festeggiato per la galera a qualcuno. Per me l'ergastolo andrebbe abolito, per me andrebbero abolite le galere».
Nel gruppo c'era anche la firma di Repubblica, conduttrice di Fahrenheit su Rai Radio3 e consulente del Salone del Libro di Torino, Loredana Lipperini. Speriamo che domani in radio ne parli. E i Wu Ming, sempre così presenti nel dibbbatito politico italiano sui sociali, cosa ne pensano dell' arresto? Così, per sapere #facciamorete Valerio Evangelisti ancora nel 2001, irridendo chi chiedeva l' estradizione di Battisti, scriveva su Facebook: «Tieni duro, Cesare. Con quella gente ci spazziamo il posteriore. Ti tireremo fuori. Solidarity forever!». Quando si dice avere la faccia come...
Solidarity forever. A Cesare Battisti il quale per un momento, a detta di molti, divenne anche un fine giallista... me li ricordo i giornali che parlavano dello «scrittore» Cesare Battisti, del «romanziere» Cesare Battisti, dell'«autore» di noir Cesare Battisti... - gliela diedero, in ordine sparso, anche: Emma Bonino, una famosa cantante pasionaria da Sanremo (che forse lo scambiò per Lucio Battisti) e Erri De Luca, per il quale Battisti è un perseguitato: «Volendo acciuffare a tutti costi questi ex antichi prigionieri, lo Stato non fa che pretendere di cantar vittoria su vinti di molti anni fa», disse a una trasmissione radiofonica nel 2004. Oggi, tace.
francia danielle e francois mitterand
Almeno Vauro, il vignettista del Fatto quotidiano, ieri ci ha messo (in parte) la faccia: «Mi assumo la responsabilità politica e morale della mia firma. In realtà fu una persona, della quale non farò il nome, ad apporla per me, dando per scontata una mia adesione. Avrei dovuto ritirarla al tempo e non lo feci per colpevole superficialità e malinteso senso di amicizia». Per il resto, imbarazzi e silenzi. Ieri nel diluvio di commenti seguiti alla cattura del terrorista dei Pac, i nostri intellettuali ancora una volta si sono distinti nel loro comportamento più caratterizzante. L' ipocrisia.
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