perplexity chrome

BOOM! LA STARTUP DI INTELLIGENZA ARTIFICIALE PERPLEXITY OFFRE 34,5 MILIARDI DI DOLLARI A GOOGLE PER IL BROWSER CHROME: “BIG G” POTREBBE ESSERE COSTRETTA A CEDERE IL SUO PROGRAMMA, GALLINA DALLE UOVA D’ORO (HA IL 70% DEL MERCATO) DALL’ANTITRUST STATUNITENSE. LE STIME DEL SUO VALORE VARIANO DAI 20 AI 50 MILIARDI DI DOLLARI – L’OFFERTA DI PERPLEXITY È UN MODO PER SEGNALARE AL GIUDICE CHE C’È UN’OFFERTA, QUALORA LA VENDITA FOSSE IMPOSTA (MA GOOGLE SI È SEMPRE OPPOSTA)

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

google chrome

(Adnkronos) - Dalla startup di intelligenza artificiale Perplexity arriva un'offerta da 34,5 miliardi di dollari per acquistare il browser Chrome di Google. E' quanto rivela il 'Wall Street Joornal'.

 

L'offerta di Perplexity è significativamente superiore alla sua valutazione, stimata in 18 miliardi di dollari. L'azienda ha dichiarato al 'Wsj' che diversi investitori, tra cui grandi fondi di venture capital, hanno accettato di sostenere l'operazione nella sua totalità. Le stime del valore aziendale di Chrome variano notevolmente, ma quelle recenti vanno da 20 a 50 miliardi di dollari.

 

perplexity ai

Il giudice distrettuale statunitense Amit Mehta sta valutando se obbligare Google a vendere il browser come mezzo per ridurre il dominio di Google sulla ricerca web. Lo scorso anno Mehta ha stabilito che Google ha monopolizzato illegalmente il mercato della ricerca e questo mese dovrebbe pronunciarsi su come ripristinare la concorrenza.

 

L'offerta di Perplexity potrebbe essere un tentativo di segnalare al giudice che c'è un acquirente interessato, qualora dovesse imporre la vendita. In una lettera indirizzata a Sundar Pichai, amministratore delegato di Alphabet Perplexity ha affermato che la sua offerta di acquisto di Chrome è "progettata per soddisfare un rimedio antitrust nel massimo interesse pubblico, affidando Chrome a un operatore capace e indipendente".

 

sundar pichai

Google non ha manifestato alcuna intenzione di vendere Chrome. Pichai in precedenza aveva sostenuto che costringere l'azienda a venderlo o a condividere i dati con i concorrenti danneggerebbe l'attività di Google.

trump sundar pichaiprivacy chromegoogle chrome