gay omosessuale

FIGLIO OMO, PADRE OMINICCHIO - LA STORIA DI UN 18ENNE IN PROVINCIA DI PISA, CHE È STATO CACCIATO DI CASA DAI GENITORI DOPO AVER CONFESSATO DI ESSERE OMOSESSUALE: "MI HANNO DETTO: 'FIGLI GAY QUI NON LI VOGLIAMO, VATTENE'" - IL GIOVANE E' STATO ACCOLTO DA UNA SUA PROFESSORESSA, CHE LO OSPITERA' IN CASA FINO ALLA MATURITÀ...

Estratto dell'articolo di Andrea Vivaldi per www.repubblica.it

 

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Ha raccontato di essere stato mandato via di casa. Gli avrebbero detto: «Figli gay qui non li vogliamo». E così, dopo un periodo di discussioni in un clima sempre più teso, il ragazzo, 18enne e italiano, ha dovuto abbandonare l’appartamento in cui abitava con la famiglia in provincia di Pisa. Dopo la confessione sul suo orientamento sessuale, ha spiegato in seguito lui stesso, il rapporto con la famiglia è andato in pezzi. Fino alla richiesta di allontanarsi.

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Da solo e senza soldi, ha girato tra conoscenti per avere una sistemazione temporanea. Finché non ha trovato un supporto prima in uno sportello locale specializzato contro le discriminazioni, e poi da parte dei professori della sua scuola. Uno di loro ha deciso direttamente di ospitarlo a casa.[…] ha messo a disposizione una stanza dove lui potrà rimanere fino alla maturità, così che possa portare a termine le superiori. […]

 

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ha contattato il centro Voice di Pontedera, uno sportello di ascolto che supporta chi viene discriminato per orientamento sessuale e genere. […] «Mi hanno detto di andarmene perché tra i figli non andavo bene» ha riferito, più o meno in questi termini, il giovane agli operatori dello sportello, spiegando che ci sarebbe stata una diversità di trattamento rispetto alla sorella, etero. «Mi hanno detto: niente figli gay, vattene» ha raccontato il ragazzo, come descritto da Il Tirreno che ha riportato ieri la notizia. […] Il giovane ha spiegato che un’altra persona era a conoscenza della situazione: una sua professoressa. Così gli esperti del centro si sono messi in contatto con lei. Nel frattempo è stato attivato un sostegno psicologico e informati i servizi sociali.

 

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Quest’ultimi, dicono dal centro, hanno parlato direttamente con la famiglia del ragazzo, cercando di capire se ci fossero dei margini per ricucire lo strappo. Ma probabilmente non hanno trovato le condizioni. La famiglia era stata invitata anche allo sportello per un confronto, ma non è andata. Così è scattata la prima telefonata alla professoressa. Tramite passaparola, è stato informato della situazione anche un secondo docente che a quel punto si è offerto di dare una mano. […]

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«Il ragazzo è stato molto contento che sia stata trovata una soluzione, all’inizio non sapeva dove andare - spiega Emiliano Accardi, coordinatore di Voice -. Quello del docente è stato un gesto non scontato e importante. Il nostro centro intanto continua a offrire il servizio psicologico. Abbiamo un gruppo di esperti, anche per gli aiuti legali e per questioni inerenti il lavoro». […]