DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E…
Francesco Moscatelli per “La Stampa”
«Niente calcio, sei una femmina». Non ha 18 anni, non è di origine indiana e non deve nemmeno combattere contro la mentalità conservatrice dei suoi famigliari. Eppure la storia di Clementina, 8 anni, bresciana, non può non ricordare quella di Jess Bahmra, la protagonista di Sognando Beckham. Con l'aggravante che il film è uscito nelle sale vent' anni fa e che quella di Clementina è una storia vera.
«È cominciato tutto il 10 ottobre - racconta Alessandro Abba Legnazzi, il papà di Clementina -. Mia figlia si è presentata insieme al suo cuginetto di sei anni e a mia sorella alla segreteria della Pavoniana, una storica società calcistica bresciana. Voleva provare ad allenarsi ma le è stato detto che le bambine non erano ammesse. È tornata a casa arrabbiata a delusa. "Perché non mi fanno giocare?" mi ha chiesto. Ho richiamato la sera stessa e mi hanno invitato a cercarmi un'altra squadra».
Il signor Abba, che di lavoro fa il regista di documentari ma anche l'insegnante, ha pensato che la questione meritasse un approfondimento pedagogico. «Ero in dovere di spiegare a mia figlia che di fronte a un'ingiustizia non bisogna voltare le spalle» prosegue. Il giorno dopo ha chiesto un appuntamento con il presidente del gruppo sportivo, immaginando che forse in segreteria c'era stato un problema di comunicazione. «Invece mi ha ribadito che una bambina avrebbe causato difficoltà organizzative».
Ma come? L'Italia non era il Paese in cui 21 milioni di telespettatori hanno assistito ai Mondiali femminili del 2019 preferendo le azzurre agli azzurrini dell'Under 21, quello in cui le atlete tesserate alla Figc sono cresciute del 66% in dieci anni, quello in cui il calcio femminile è un veicolo di «modernità» e «spirito di squadra»?
La questione ha fatto alzare le sopracciglia anche al nonno materno della bambina, Francesco Vincenzi, ex attaccante di Milan e Roma con alle spalle 150 presenze in serie A, 50 gol e svariati ritratti sugli album Panini. «Il calcio fa parte del Dna di famiglia - continua il signor Abba -. Io stesso ho giocato e fatto l'allenatore in passato. Ho accompagnato varie volte Clementina allo stadio a vedere il Brescia. Se non ricordo male l'ultima volta è stata un Brescia-Carpi quando giocava ancora Andrea Caracciolo».
La vicenda di Clementina, finita prima di Natale in un video di Fanpage.it, negli ultimi giorni ha suscitato molte reazioni di solidarietà e vicinanza: la bomber della Juve e della Nazionale Cristiana Girelli ha voluto incontrarla di persona per regalarle una sua maglia autografata e per invitarla a «non smettere di seguire i suoi sogni e a essere sempre se stessa», la giallorossa Elena Linari le ha mandato un videomessaggio di saluto.
«Clementina ha capito che nel mondo del calcio ci sono anche cose belle e la sua rabbia si è un po' stemperata» dicono i famigliari. Nel frattempo anche la Pavoniana ha fatto retromarcia. «C'è stato un fraintendimento - si difende Stefano Cervati, responsabile della scuola calcio e figlio del presidente - . Se Clementina si è sentita offesa le chiediamo scusa, ma noi non siamo una società che discrimina. In 46 anni di attività il nostro club e la nostra famiglia ha sempre lavorato per l'aggregazione. Abbiamo avuto alcuni problemi a causa del Covid ma ci stiamo organizzando per far sì che da domani qualunque richiesta possa essere esaudita. Faccio un invito al papà della bambina e a Cristiana Girelli: siamo bresciani abituati al fare, basta polemiche. Incontriamoci con serenità per far nascere qualcosa di positivo da questa incomprensione».
Anche la squadra femminile del Brescia si è fatta avanti per accogliere Clementina fra le sue atlete e ieri sera i dirigenti hanno incontrato la bambina e la sua famiglia. «Ci siamo visti ma non c'è alcuna fretta, sarà mia figlia a decidere se e quando vorrà provare a giocare. Sta facendo karate e le piace molto anche quello».
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