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Francesco De Palo per il Giornale
In occasione della Conferenza di Londra del 1953, l' Europa cancellò alla Germania buona parte del suo debito bellico, passaggio propedeutico alla riconquista dei mercati e alla costruzione del modello tedesco, poi sfociato nel miracolo economico che ha troneggiato in Europa.
Lo scrisse nel 2014 l' ex ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer nel suo volume Scheitert Europa? (L' Europa sta fallendo?), in cui criticò aspramente le politiche di austerità ispirate dalla cancelliera Merkel e dall' allora ministro delle finanze Schaeuble.
In quelle pagine, stampate mentre la Grecia e l' euro erano sul punto di affondare, il politico tedesco rinfrescò la memoria «agli euroegoisti» raccontando che il Paese teutonico è fallito due volte nel Novecento. La prima volta nel '23 e in seguito nel '45.
Nella storica Conferenza londinese ci fu anche chi, come l' Italia e la Grecia, decisero di non infierire sulla Germania che aveva un debito di guerra da 23 miliardi di dollari, ovvero l' intero Pil. Per cui i Paesi cancellarono metà del debito, con il restante 50% da «spostare» di qualche decennio, in caso contrario Berlino avrebbe dovuto pagare per altri dieci lustri.
Nel 1990 però, all' alba della riunificazione e del saldo di quei denari, l' allora cancelliere Helmut Kohl si oppose al pagamento del restante 50% con, ancora una volta, una pacca sulle spalle da parte di Italia e Grecia che mostrarono una certa pietas. Proprio Atene è quella che ha subito il danno maggiore.
Per i danni di guerra del secondo conflitto mondiale la Germania le deve 278 miliardi di euro, compresi 10 miliardi per un prestito che fu preteso dalle forze di occupazione naziste. «Il governo tedesco deve saldare il proprio debito - è la battaglia portata avanti dall' ex eurodeputato greco Manolis Glenzos, eroe nazionale che ammainò la bandiera nazi dall' Acropoli nel '43 -. E non si colleghi la situazione attuale della Grecia con quelle giuste rivendicazioni che risalgono alla guerra». Parole pronunciate nel 2015, nel bel mezzo della crisi dell' Eurozona ad Atene, ma ancora attuali.
I danni perpetrati alla Grecia dopo l' invasione di Hitler dell' aprile '41 dovrebbero tenere conto di 300mila cittadini greci morti di fame, come risulta da un rapporto della Croce Rossa Internazionale. In seguito Germania e Italia non solo pretesero cifre elevatissime per le spese militari, ma ottennero forzatamente anche quello che venne definito un prestito d' occupazione di 3,5 miliardi. Lo stesso Führer in quella circostanza ne certificò il valore legale e dispose il risarcimento.
Ma durante la Conferenza di Parigi alla Grecia vennero riconosciuti solo 7,1 miliardi anziché i 14 richiesti. L' Italia restituì come doveva la propria parte, mentre la Germania no. Un rapporto del luglio 2011 vergato dall' economista francese Jacques Delpla sostenne che Berlino avrebbe dovuto alla Grecia 575 miliardi.
Nel 2015 anche la Duma annunciò una commissione per calcolare i danni bellici subiti dai russi. Secondo il quotidiano Izvestia, il conto risultante dovrebbe essere presentato alla cancelliera tedesca come obbligo di riparazione. La Camera bassa del Parlamento moscovita istituì 5 anni fa un gruppo di lavoro per calcolare i danni causati dalla Germania nell' attacco all' Unione Sovietica del '41. Gli accordi di Yalta prevedevano solo alcuni beni tedeschi (mobili, vestiti, attrezzature industriali) come trofeo di guerra per la parte sovietica ma, secondo il Parlamento, questa non rappresentava una compensazione per il danno arrecato all' economia.
lagarde merkel macronANGELA MERKEL
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