DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
Brunella Bolloli per “Libero quotidiano”
Tiziana Maiolo, ex parlamentare di Forza Italia «Certo che in procura si sapeva della relazione tra Ilda Boccassini e Giovanni Falcone, solo che come tutte le storie "clandestine" c'era molto riserbo tra i colleghi e sbandierare i dettagli adesso, lo trovo decisamente poco elegante».
Tiziana Maiolo, ex parlamentare, già presidente della Commissione Giustizia alla Camera con Forza Italia e assessore al Comune di Milano, politica, giornalista, profonda conoscitrice del mondo delle toghe milanesi, sta leggendo con attenzione l'autobiografia di Ilda "la rossa". «Non potevo non farlo», spiega.
Cosa le pare?
«Non sono ancora arrivata in fondo, ma io ho conosciuto bene la Boccassini, so come sono andate molte delle cose che ha scritto nel libro».
Sapeva quindi della relazione con Falcone?
«La storia a Milano era nota. Non si trattava di una semplice infatuazione di lei per lui, ma era una vera relazione, emersa con prepotenza agli occhi di tutti quando lui è stato ucciso».
ILDA BOCCASSINI LA STANZA NUMERO 30
Cosa è accaduto in quella circostanza?
«Ilda si è comportata da vedova. All'assemblea dei magistrati convocata all'indomani della strage lei è arrivata tutta vestita di scuro, proprio come una donna distrutta a cui hanno appena ucciso il marito e ha molto gridato contro i colleghi colpevoli di avere lasciato solo Giovanni.
A nessuno è sfuggito quanto fosse scossa e, del resto, Falcone per il suo lavoro e per la sua tragica fine è un eroe della storia italiana. Un mito. Mi domando che senso ha, adesso, rovinare la sua immagine e la sua storia raccontando di una relazione extraconiugale. In quell'attentato è stata uccisa anche sua moglie Francesca Morvillo. Giovanni e Francesca non ci sono più».
Maria Falcone, la sorella del giudice vittima di Cosa Nostra a Capaci, ha scelto di non commentare le rivelazioni contenute nel libro.
ilda boccassini giovanni falcone
«E ha fatto bene. Sono cose troppo private, intime. Giovanni e Francesca sono morti insieme, con la loro scorta, per mano della mafia e tirare fuori adesso il tradimento di lui rischia d'infangarne la memoria. Se la Boccassini era così innamorata di Falcone perché non si è tenuta per sé quel sentimento? Lei dice che è la casa editrice ad averle chiesto di scrivere l'autobiografia, ma io penso ci voglia del pudore...».
Perché la Boccassini ha scritto un libro, con dettagli così riservati, in questo momento?
«La prima cosa che mi viene da dire è che Ilda è sempre stata un'esibizionista. Ha dedicato l'autobiografia alle donne afghane. Si professa dalla parte delle donne... Poi ora è in pensione dopo una vita in prima linea con le sue inchieste dove le va dato atto, ad esempio, di avere subito capito che il pentito Scarantino era inattendibile sulla strage di via D'Amelio».
Cos' altro l'ha colpita del testo?
«Le pagine sul processo Ruby: ha dedicato tre righe di numero all'assoluzione di Berlusconi sia in Appello che in Cassazione. Mentre ha raccontato a modo suo tutta la storia e gli interrogatori della ragazza. L'inchiesta, poi, doveva essere condotta da Robledo».
Chi arriverà alla procura di Milano dove perfino il numero uno, Francesco Greco, è indagato?
«Spero un papa straniero. Non più un esponente di Magistratura democratica. Serve discontinuità, anche perché l'immagine della mitica procura di Milano, ultimamente, è stata danneggiata da troppi errori».
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