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Luigi Ferrarella per il "Corriere della Sera"
Le Procure della Repubblica di Brescia e Milano a un passo dal replicare lo scontro Salerno-Catanzaro, quando nel 2008 l'una sequestrò all'altra atti di cui le era stata rifiutata la consegna: e alla fine di un teso carteggio attorno al cellulare dell'ex dirigente Eni Vincenzo Armanna, la situazione si sblocca dopo che Brescia ventila l'alternativa di venirselo a prendere non con le buone, dopo che il reggente della Procura milanese Riccardo Targetti esercita «moral suasion» sui colleghi, e dopo che il procuratore generale Francesca Nanni lascia intendere di essere pronta a esercitare i propri poteri in caso di contrasti tra uffici.
Milano consegna allora il cellulare a Brescia, che lo chiedeva peraltro nell'interesse del procuratore aggiunto milanese Fabio De Pasquale, indagato nell'ipotesi che non avesse voluto depositare al processo Eni-Nigeria alcune chat del telefono di Armanna dalle quali il pm Paolo Storari traeva indici di calunniosità di Armanna ai danni di Eni.
A Brescia De Pasquale si era difeso sia contestando il significato annesso da Storari a quelle chat, sia affermando che comunque non sarebbe stato tecnicamente possibile estrarre dal cellulare e depositare in tribunale solo quelle chat. Perciò il procuratore bresciano Francesco Prete aveva deciso una perizia sul telefono, chiedendone a Milano una copia integrale.
Ma Milano non la consegna: perché trova generica la richiesta, adduce la privacy dell'indagato nei recenti orientamenti di Cassazione sui sequestri di telefoni, e valorizza che la gip milanese Anna Magelli già abbia rigettato analoga richiesta di Eni. Ma Brescia obietta di non poter essere assimilata a un privato come Eni, e torna a chiedere collaborazione, lasciando trasparire altrimenti il sequestro.
Targetti, che guida i pm di Milano dopo la pensione di Greco, li esorta a evitare uno scontro così violento e l'onta di un sequestro, oltretutto per una richiesta nell'interesse della difesa di De Pasquale.
La pg Nanni a sua volta fa presente i propri poteri di coordinamento e chiede di essere aggiornata per valutare se esercitarli. A questo punto il telefono viene consegnato a Brescia dalla firma dei pm Stefano Civardi e Monia Di Marco, non anche del procuratore aggiunto Laura Pedio.
francesco greco e piercamillo davigo
Che a Milano è titolare dell'indagine contenente il telefono di Armanna chiesto da Brescia, e nel contempo a Brescia è indagata (per ipotesi di tardiva indagine su Armanna per calunnia) in un fascicolo in cui peserà l'esito della perizia sul telefono.
A Brescia ieri è intanto iniziata l'udienza preliminare nella quale la gup Federica Brugnara deve decidere se rinviare a giudizio per rivelazione di segreto Storari e l'ex consigliere Csm Piercamillo Davigo, al quale Storari nell'aprile 2020 consegnò i verbali resi da un sodale di Armanna, l'avvocato Piero Amara, sull'asserita associazione segreta «loggia Ungheria».
Respinta l'istanza di Davigo di svolgere l'udienza in pubblico anziché in camera di consiglio, la giudice ha invece accolto la costituzione di parte civile del consigliere Csm Sebastiano Ardita: motivata, spiega il legale Fabio Repici, dal fatto che le condotte di Storari (consegna) e Davigo (divulgazione a molti consiglieri Csm e all'onorevole Morra) sarebbero state le premesse di «una operazione mirata di discredito ai danni di Ardita, cercando perfino di condizionarne il ruolo e l'intero Csm». Davigo ha chiesto di essere interrogato lunedì, Storari si è fatto interrogare ieri ripetendo le ragioni per le quali si indusse a consegnargli i verbali di Amara: la decisione della giudice potrebbe arrivare il 17 febbraio.
piero amara 7piero amara 3FABIO DE PASQUALE i pm di Milano Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro -U43070110205349sDC-593x443@Corriere-Web-SezioniFABIO DE PASQUALE SERGIO SPADARO
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