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Salvo Palazzolo per "La Repubblica"
«Questo Di Matteo non ce lo possiamo dimenticare. Corleone non dimentica». Il boss Totò Riina è tornato a minacciare il sostituto procuratore Nino Di Matteo. Nel carcere milanese di Opera è stato intercettato mentre commentava l'articolo di Repubblica che il giorno prima aveva svelato i suoi strali contro il pm del processo trattativa.
Era il 14 novembre scorso. «Questo pubblico ministero mi sta facendo uscire pazzo», diceva il padrino di Corleone al suo compagno di ora d'aria, il boss della Sacra Corona Unita Alberto Lorusso. «Lo farei diventare il primo tonno, il tonno buono», insisteva. «Quello si vuole portare a tutti, pure il presidente della Repubblica».
Durante la passeggiata nel cortile del carcere, Lorusso spiegava a Riina che il comitato per l'ordine e la sicurezza di Palermo aveva preso in considerazione anche l'ipotesi di trasferire Di Matteo in una località segreta. Riina rilanciava: «Tanto sempre al processo deve venire». E poi se la prendeva pure con il procuratore di Palermo, Francesco Messineo.
Sulle ultime esternazione di Riina indagano i pm di Caltanissetta, che cercano di fare luce sulle ripetute minacce, anche per mezzo di lettere anonime, arrivate negli ultimi mesi ai colleghi palermitani del pool trattativa, Di Matteo, Del Bene, Tartaglia e Teresi. Sulle esternazioni di Riina, il ministro dell'Interno Angelino Alfano ha convocato martedì un comitato nazionale per l'ordine pubblico.
«Non possiamo escludere la tentazione di una ripresa della strategia stragista», ha detto a Palermo il titolare del Viminale. Dichiarazione che non è piaciuta a un gruppo di deputati Pd, fra cui Donatella Ferranti (presidente della commissione Giustizia) e Danilo Leva (responsabile Giustizia del partito): «à urgente che il parlamento venga informato sui rischi denunciati», dicono.
Il presidente della commissione Antimafia Rosi Bindi torna invece a solidarizzare con i magistrati: «Bisogna prestare attenzione a quello che sta accadendo», dichiara. Intanto, Riina continua a partecipare al processo per la trattativa, senza dire una parola. Ieri, ha ascoltato la deposizione del pentito Leonardo Messina, che ha parlato del progetto di Cosa nostra di formare una Lega del Sud, all'inizio del 1992.
«Un giorno - ha raccontato - c'era un comizio di Bossi a Catania, dissi a un altro mafioso: "Questo ce l'ha con i meridionali, vado e l'ammazzo"». Della Lega del Sud, l'ex boss parlò con il procuratore Paolo Borsellino: «Lo vidi due giorni prima della strage. Mi disse: "Il mio tempo è finito, è arrivata la mia ora"».
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