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Giulio Gavino per “La Stampa”
Troppi alunni stranieri in classe, scuola chiusa e trasferimento forzato per tutti. È all'insegna di un potenziale fallimento dei programmi di integrazione che il Ministero ha bocciato l'escamotage al quale aveva fatto ricorso Pietrabruna, paese dell'entroterra di Imperia, che a inizio estate aveva accolto tre bimbi ucraini anche con l'obiettivo di riuscire a tenere aperta la pluriclasse delle elementari di viale Kennedy.
Ma visto che alla fine gli iscritti, oltre ai tre rifugiati in Italia dalla guerra, sono quattro marocchini e un solo italiano, niente autorizzazione a iniziare l'anno scolastico e «trasloco» forzato dei piccoli tutti i giorni a San Lorenzo al Mare. Un «viaggetto» quotidiano andata-ritorno di 20 km, una quarantina di minuti in scuolabus, che trasformerà l'esperienza didattica 2022/2023 in un'avventura da 4 mila chilometri e due giorni, venti ore e 40 minuti da passare sull'automezzo messo a disposizione dal Comune.
massimo rosso sindaco pietrabruna
A Pietrabruna non l'hanno presa bene. Il sindaco Massimo Rosso è molto perplesso dalle disposizioni arrivate dall'ufficio scolastico regionale e con lui buona parte degli abitanti del paese. «Avevamo tutte le carte in regola per mantenere aperte le elementari. Il numero degli iscritti era sufficiente - spiega - Siamo un paese montano, esistono delle deroghe. Pensare che sia meglio mettere tutti i giorni i nostri bambini sul pulmino invece di farli crescere insieme, in paese, non è una bella cosa». E qualcuno aggiunge: «Alcuni bambini sono cresciuti nella pluriclasse, che senso ha adesso separarli, inserirli in un nuovo contesto?».
Ma al di là dell'alzata di scudi da parte di Pietrabruna c'è la normativa. Che si rifà alla circolare ministeriale numero 8/2010: «Indicazioni e raccomandazioni per l'integrazione di alunni con cittadinanza non italiana». All'epoca c'era il Berlusconi IV e a capo del Miur c'era Mariastella Gelmini che in proposito aveva dichiarato: «Aperti alla integrazione, ma salvaguardia anche dei simboli e dell'identità della scuola italiana». La circolare spiega in modo dettagliato il tetto massimo alla presenza del 30% di alunni stranieri nelle classi delle scuole. In pratica se la missione è l'integrazione, con alla base la conoscenza della lingua italiana, a Pietrabruna con un rapporto di sette stranieri e un italiano il rischio di un fallimento si fa concreto.
Ma esiste una possibilità in mano al sindaco Rosso e alle famiglie, quella delle deroghe, che la stessa Gelmini aveva fatto inserire nella circolare: «È previsto che il Direttore generale dell'ufficio scolastico regionale possa consentire motivate deroghe al limite del 30% in presenza di: alunni stranieri nati in Italia che abbiano una adeguata competenza della lingua; risorse professionali e strutture di supporto in grado di sostenere fattivamente il processo di apprendimento degli alunni stranieri; consolidate esperienze attivate da singole istituzioni scolastiche che abbiano negli anni trascorsi ottenuto risultati positivi; ragioni di continuità didattica di classi già composte nell'anno trascorso, come può accadere nel caso degli istituti comprensivi; stati di necessità provocati dall'oggettiva assenza di soluzioni alternative».
E a Pietrabruna le elementari pluriclasse con i bimbi stranieri erano state un modello davvero unico. Con i bimbi stranieri, e italiani, che qualche anno fa avevano celebrato il 25 aprile scegliendosi anche i nomi di battaglia, come i partigiani, e vivendo con entusiasmo quell'esperienza didattica iniziando un loro lavoro affermando «sappiamo molto bene che libertà è una parola preziosa». Ora quella parola si è scontrata con una normativa e per quei bambini si dovrà trovare una spiegazione. O magari ripensarci e non costringerli a fare 4 mila km in scuolabus per avere un'istruzione, che in fondo, stranieri e non, è un loro diritto.
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