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DIO PERDONA, TRUMP NO - DONALD CHIUDE LE PORTE DEGLI USA PER 4 MESI A 7 PAESI ISLAMICI ED E’ SUBITO CASINO: ARRESTI, VOLI BLOCCATI PER I PROFUGHI - GOOGLE RICHIAMA IN PATRIA TUTTI I DIPENDENTI ALL'ESTERO - LA RITORSIONE DELL'IRAN CHE IMPEDIRÀ AGLI AMERICANI DI VARCARE I SUOI CONFINI

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Paolo Mastrolilli per la Stampa

 

È già caos globale, dopo il bando firmato dal presidente Trump per vietare l' ingresso negli Usa ai cittadini di sette Paesi islamici. Voli bloccati, famiglie cacciate dagli aerei, arresti negli aeroporti, cause legali contro i decreti, multinazionali tipo Google che richiamano in patria tutti i dipendenti, e ritorsioni come quella dell' Iran, che da ora in poi impedirà agli americani di varcare i suoi confini.

 

Si sta creando subito un clima che ricorda gli incubi peggiori del secolo scorso, e infatti le condanne più nette sono arrivate da organizzazioni ebraiche come la Anti Defamation League, J Street e la Hebrew Immigrant Aid Society, che hanno giudicato «ripugnante» la firma del decreto proprio nel Giorno della Memoria dell' Olocausto.

 

Madeleine Albright, segretaria di Stato con Clinton, che aveva scoperto solo in età adulta di essere figlia di ebrei cecoslovacchi rifugiati negli Usa, ha dichiarato che ora si registrerà come cittadina musulmana, mentre il senatore democratico di New York Charles Schumer ha detto che «oggi piange la Statua della Libertà», dove c' è scolpito l' appello a mandare in America «i vostri affaticati, i vostri poveri, le vostre masse accalcate che anelano a respirare libere».

 

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Venerdì sera Trump ha firmato un ordine esecutivo che vieta l' ingresso negli Usa di tutti i rifugiati siriani, impone uno stop di 120 giorni a quelli degli altri Paesi, e di 90 giorni all' emissione dei visti per i cittadini di Siria, Iran, Iraq, Libia, Somalia, Sudan e Yemen: «Non vi vogliamo qui». In totale oltre 130 milioni di persone, e secondo le stime delle linee aeree fra 150 e 170 passeggeri al giorno.

 

È «l' extreme vetting» della campagna elettorale, ma anche molti repubblicani speravano che fosse una promessa demagogica, da temperare col realismo una volta alla Casa Bianca. L' amministrazione l' ha giustificata con la necessità di garantire la sicurezza, ma i rifugiati siriani presenti negli Usa sono 15.000, rappresentano lo 0,2% del totale, e nessuno di loro è stato coinvolto in azioni terroristiche.

 

Il caos è stato immediato. Gli iracheni Hameed Khalid Darweesh, che aveva lavorato per dieci anni con gli americani come interprete, e Haider Sameer Abdulkhaleq Alshawi, che veniva dalla moglie impiegata come contractor, sono stati arrestati all' aeroporto di New York e hanno fatto causa contro i decreti. Lo scienziato iraniano Seyed Soheil Saeedi Saravi, invitato ad Harvard per parlare dei suoi studi cardiovascolari, è stato bloccato.

 

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Stesso discorso per 5 iracheni e uno yemenita in partenza dal Cairo, e una famiglia di rifugiati siriani che dopo anni in un campo profughi turco andava a Cleveland. Sundar Pichai, ceo di Google, ha richiamato in patria tutti i dipendenti in missione all' estero, mentre il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg ha denunciato che la sua famiglia e quella della moglie Priscilla non sarebbero mai arrivate negli Usa, con questo decreto. Stesso discorso per il siriano Steve Jobs. Malala Yousafzai ha detto di avere «il cuore spezzato».

 

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Trump ha aggiunto una discriminazione religiosa al provvedimento, dicendo che userà un occhio di riguardo per i siriani cristiani. In realtà negli Usa ci sono quasi lo stesso numero di rifugiati cristiani e musulmani, 37.521 contro 38.901, e secondo il presidente del Council on Foreign Relations, Richard Haass, questo decreto «aiuterà la causa dei terroristi, perché consentirà loro di dimostrare che gli Usa sono in guerra con l' intero islam».